Eitan, il nonno del bimbo sopravvissuto del Mottarone arrestato per sequestro e rilasciato: non può avvicinarsi al nipote

La famiglia di Eitan, distrutta dalla strage del Mottarone

La storia di Eitan, unico sopravvissuto della sua famiglia e dell’intera comitiva che saliva inconsapevole sulla cima del Mottarone su una funivia che in pochi secondi si schiantò a valle, si è trasformata nei mesi successivi in una triste telenovela della quale ieri si è scritta l’ennesima puntata. Eitan, come si ricorderà, fu rapito dal nonno israeliano in Italia, dove il piccolo allora seienne viveva con gli zii ai quali era stato affidato dal Tribunale per i Minori. Il bimbo fu incolpevole protagonista di un tira e molla tra i parenti per parte di padre (tutti in Italia, patria scelta anche dai suoi genitori) e i parenti materni che rivendicavano Eitan e volevano restasse in Israele. Una storia molto dolorosa.

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Ieri per quei fatti il nonno di Eitan Shmuel Peleg è stato arrestato ma poi subito scarcerato. Accusato del sequestro del bambino, l’uomo è stato sottoposto a interrogatorio di garanzia in tribunale a Pavia. Al termine, il gip ha sostituito la custodia cautelare in carcere con il divieto di dimora a Milano, Varese e Pavia, dove il bambino vive con gli zii paterni e i cuginetti. Disposto anche il divieto di avvicinamento al nipote, nelle prossime ore il 59enne farà rientro in Israele, a Tel Aviv, dove vive.

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   Approfittando di una visita concessa dalla famiglia paterna, a cui il bimbo era affidato, l’11 settembre dello scorso anno Peleg, ex militare, prelevò il bambino dalla casa della zia, Aya Biran, e con la complicità dell’autista Gabriel Abutbul Alo, anche lui arrestato e poi rilasciato per il rapimento, portò il nipote in Israele con un volo privato partito dalla Svizzera. «Pensavo di avere diritto di stare con mio nipote, di aver fatto una cosa lecita. Il piccolo è sempre stato bene con me, non l’ho mai nascosto, appena siamo arrivati a Tel Aviv ho informato subito la zia Aya e le autorità locali» si è difeso nell’interrogatorio, durato circa tre ore.

   Peleg, su cui pendeva da mesi l’ordinanza di custodia in carcere emessa dai magistrati di Pavia e un mandato d’arresto internazionale, si è presentato stamani spontaneamente a Malpensa dove ad attenderlo  c’erano i legali e gli agenti della Squadra mobile per eseguire l’arresto. procedura, in pratica, ‘concordata’. Nel corso dell’interrogatorio, l’uomo ha ribadito ciò che più volte aveva detto anche in alcune interviste, respingendo l’accusa di aver rapito il nipote, tornato in Italia dopo tre mesi su disposizione del tribunale di Tel Aviv.

   Subito portato dall’aeroporto in tribunale, «davanti al gip senza manette e per tre ore ha fornito spiegazioni su tutto, compresi gli aspetti affettivi e sentimentali di questa vicenda”, ha spiegato l’avvocato Sevesi. La difesa ha chiesto la revoca o la sostituzione della misura cautelare e il giudice ha sostituito il carcere col divieto di dimora a Pavia, Milano e Varese e di avvicinamento a Eitan senza autorizzazione. In serata, ha chiarito il legale, il 60enne tornerà in Israele. In pratica, per Peleg è stata applicata la stessa procedura seguita per il presunto complice, Gabriel Abutbul Alon. Intanto, dopo la chiusura dell’inchiesta a luglio a carico dei due, si va verso la richiesta di processo.

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giovedì, 8 Settembre 2022 - 09:37
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