Otranto, sindaco e imprenditori arrestati per corruzione: «Sistema di potere per calpestare norme e vincoli»

Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto

Avrebbero autorizzato il ‘sacco’ di Otranto, rinomata località balneare del Salento, per consentire a un gruppo di imprenditori di costruire. Un accordo portato avanti negli ultimi cinque anni dal sindaco della località salentina Pierpaolo Cariddi (nella vita ingegnere), e dall’ex sindaco e suo fratello Luciano Cariddi, con un gruppo di affaristi che nel corso del lustro avrebbero sistematicamente calpestato le norme paesaggistiche grazie non solo alla presunta compiacenza dei due Cariddi ma anche di funzionari comunali e del comandante della Polizia locale.

Un intreccio di politica e affari che ha infine portato all’arresto dei fratelli Cariddi e al coinvolgimento nelle indagini di carabinieri e Guardia di Finanza di dipendenti e imprenditori; tra questi anche il presidente della Federalberghi di Lecce Raffaele De Santis, ai domiciliari. Nel corso dell’inchiesta sono finite sotto indagine 57 persone, tra le quali Salvatore Ruggeri (ex assessore al Welfae  della Regione Puglia) e l’ex comandante della Polizia locale di Otranto Vito Alberto Spedicato.

Il ruolo di Ruggeri riguarderebbe la presunta intercessione per un lido, mentre Spedicato avrebbe avvisato gli imprenditori di controlli. Un vero e proprio ‘sistema Cariddi’, secondo l’impianto dell’accusa, creato per consolidare e incrementare il consenso elettorale di Luciano Cariddi, ex sindaco e candidato (non eletto) al Senato nel 2018, ma anche di Pierpaolo Cariddi, subentrato al fratello, che avrebbe dovuto rafforzare la gestione della macchina politico-affaristica poiché tutte le pratiche che gli imprenditori presentavano al Comune venivano istruite dai Cariddi stessi nel loro studio professionale. Decidendo di dare l’incarico ai due Cariddi, secondo i pm, si agevolava la propria causa e si godeva delle giuste coperture.

Tra gli imprenditori arrestati figurano Raffaele De Santis, Luigi Bleve e Salvatore Giannetta, che l’accusa definisce «esponenti del centro di potere economico-imprenditoriale» di Otranto, «referenti indispensabili» dei Cariddi in quanto «collettori di voti» e di finanziatori delle campagne elettorali.

Nel novero degli episodi cristallizzati dagli inquirenti, quello riguardante un immobile demaniale sul lungomare della cittadina che, nelle mire di Giannetta, avrebbe dovuto subire un cambio di destinazione d’uso da abitazione a ristorante e b&b di lusso («dobbiamo fare una cosa fuori dalla logica! Tre camere sul mare e poi tutto il ristorante… di serie di 200 euro a cristiano» dice uno degli indagati). Il problema della piazzetta antistante l’immobile non accatastata è solo un problema di poco conto perché secondo Giannetta il Comune non si sarebbe opposto «a riconoscerla come proprietà». E infatti nonostante la zona fosse vincolata e a rischio frana, gli atti sarebbero stati tutti concessi. Ciò nonostante, il progetto non andò a buon fine.  

Altro episodio riguarda le concessioni per l’apertura del Twiga, lido per vip che fu sequestrato; in quella occasione il comandante della Capitaneria di Porto di Gallipoli Elena Manni fu minacciata per ottenere la revoca dell’ordinanza di divieto di transito e balneazione e quindi il dissequestro. Dal Comune aspettavano solo la revoca dell’ordinanza per poter rilasciare i permessi all’imprenditore De Santis, ma il rifiuto della comandante e la sua denuncia alla magistratura fecero saltare i piani del gruppo.

martedì, 13 Settembre 2022 - 08:41
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