Nell’ultima giornata di campagna elettorale, la vertenza Jabil di Marcianise fa altre vittime. La multinazionale, che aveva già disposto 250 licenziamenti, ha deciso ulteriori 190 esuberi.
La volontà è portare l’organico a 250 unità, ritenuto un livello in grado di garantire la realizzazione delle commesse di lavoro. «Questa scelta, che è difficile ma obbligata, è determinata dalla necessità di mettere in sicurezza lo stabilimento di Marcianise, assicurandone la sostenibilità economica così da poter salvaguardare i 250 posti di lavoro rimanenti. Il deterioramento delle condizioni globali di mercato non consente all’Azienda di attendere oltre, rendendo inevitabile l’avvio della procedura di licenziamento per i 190 lavoratori in esubero del sito di Marcianise», si legge in una nota della multinazionale.
Nella nota la Jabil sottolinea di avere promosso «processi di reimpiego dei lavoratori, in stretta collaborazione con il Governo e con l’assunzione da parte della stessa Jabil, con senso di responsabilità, di un oneroso impegno finanziario».
Il riferimento è ai dipendenti licenziati negli ultimi anni, riassunti in aziende che, in base ad accordi presi con Ministeri, Regione e sindacati, avrebbero dovuto produrre nel Casertano o al massimo nella confinante area industriale di Caivano-Pascarola, nel napoletano. Per consentire il reimpiego dei propri addetti licenziati, la Jabil ha anche pagato sostanziosi incentivi tanto ai lavoratori quanto alle stesse aziende che li hanno riassunti.
Ma il processo di reindustrializzazione non è mai davvero decollato: 23 ex Jabil sono finiti in Orefice, azienda sarda che doveva stabilire una sede nel Casertano, ma dopo aver fittato un capannone, il management ha deciso di trasferire gli addetti in Sardegna, e in seguito al rifiuto di trasferirsi, li ha licenziati. Il grosso degli ex Jabil, circa 250, sono passati in Softlab, azienda informatica con varie sedi in Italia e in Terra di Lavoro a Caserta e Maddaloni; ma ad ora sono tutti in cassa integrazione e appena il 15 settembre scorso hanno protestato con un presidio a Napoli per un ritardo nello stipendio di agosto, dopo che già a luglio si era verificato lo stesso problema. C’è poi l’operazione Tme, azienda di Portico di Caserta fondata da un ex Jabil, che ha creato con Invitalia, società del ministero dell’Economia, una Newco che dovrebbe assorbire proprio i quasi 200 lavoratori che Jabil ha appena deciso di licenziare.
venerdì, 23 Settembre 2022 - 21:44
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