La notte di Giorgia, traghettatrice della destra dalle impronunciabili nostalgie a Palazzo Chigi: «Governeremo per tutti»


Sale sul palco, rilassata e sorridente, solo alle 3 del mattino quando è ormai lampante da ore l’impresa sua e del suo partito. Giorgia Meloni, presidente del consiglio in pectore, primo premier donna della storia d’Italia e, per citare l’impietosa stampa internazionale, il presidente del consiglio più a destra dopo Benito Mussolini, esce a raccogliere lacrime, sorrisi e applausi dei militanti di FdI. Un popolo abituato alla nicchia elettorale fino a qualche anno fa, anche nel caldo rifugio della casa berlusconiana del Popolo delle Libertà, e oggi, dopo un quinquennio di opposizione mordace, felicemente abituatosi ad essere primo partito d’Italia.

Le prime parole di Meloni, che ha abituato le piazze al suo climax dialettico, all’ascesa del tono di voce, alla grinta che ne ha favorito infinite parodie, sono invece pronunciate con un tono rilassato. E i contenuti, come da prassi dopo una vittoria così evidente ed eclatante, appaiono quasi ecumeniche.

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«Se saremo chiamati a governare la Nazione – dice tenendo in mano un foglietto giallo ma parlando a braccio dinanzi la platea dell’Hotel dei Principi di Roma –  lo faremo per tutti, per unire un popolo esaltando ciò che unisce piuttosto che ciò che divide, dando agli italiani l’orgoglio di sventolare il Tricolore».

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Nessuna retorica, a parte quel tricolore da sbandierare: unica concessione al simbolismo della destra italiana. Parla per circa sei minuti e parla da pacificatrice, dopo una campagna elettorale che da tutte le parti non ha risparmiato davvero nulla agli elettori. Toni di pacificazione nazionale, dunque: «E’ Il tempo in cui gli italiani potranno avere un governo che esce da una loro indicazione. E’ stata una campagna elettorale violenta, sopra le righe che noi abbiamo subito, ma la situazione dell’Italia, dell’Ue richiede ora il contributo di tutti».

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La vittoria con percentuali mangia – avversari e divora-  alleati (al momento si attesta intorno al 26%, bel al di sopra di Lega, Forza Italia e Noi Moderati) è «non un punto di arrivo ma di partenza» perché «da domani dobbiamo dimostrare il nostro valore».

Parole però arrivano anche per la sua ‘gente’, quell’Italia di destra sempre in bilico tra impronunciabile nostalgia e modernità, tra retaggi difficili da lasciar cadere nell’oblio e voglia di cimentarsi nel Governo di un Paese che ha dimostrato con numeri forti la voglia di conservatorismo. Meloni sa di essere guida di un popolo che ha cercato il riscatto  della destra italiana e che per la prima volta le ha fatto vincere le elezioni: «Il fatto che Fdi sia primo partito – dice – significa tante cose per tanti di noi: questa è sicuramente per tanti di noi una notte di orgoglio, di riscatto, di lacrime, abbracci, sogni per noi e per le persone che non ci sono e che meritavano di vederla».

 Poi ringrazia gli alleati, «che non si sono mai risparmiati», il suo staff, la sua famiglia, ma soprattutto «gli italiani che non mai creduto alle mistificazioni».

«Sin da quando siamo nati – sottolinea – ci hanno sempre dato per spacciati: ma anche quando eravamo sempre sulle stesse percentuali sapevamo che le scorciatoie in politica sono un’illusione e che gli italiani l’avrebbero capito». E ribadisce che «nessuna scommessa è impossibile». «Proprio per questo – conclude – vorrei citare una frase di San Francesco: ‘cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile».

lunedì, 26 Settembre 2022 - 07:36
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