Meloni e gli attacchi per via del padre, la leader di Fdi incassa la solidarietà pure di Conte e di Fiano (Pd). E’ rebus ministri


La tensione è alta. Giorgia Meloni sta cercando di trovare la quadra per formare la squadra di governo, cosa non facile, e al tempo stesso deve parare i colpi che arrivano dai media (alcuni). L’articolo di alcuni quotidiani italiani su vecchissimi precedenti penali del padre, riesumati dalla stampa spagnola, hanno innescato una nuova pressione sul leader di Fratelli d’Italia, ma stavolta a fare quadrato non sono stati i meloniani. A schierarsi contro questo sistema di informazione sono stati anche esponenti del ‘Terzo polo’, il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte e perfino qualche esponente del Pd. 

Ma andiamo con ordine, raccontando in sintesi questi giorni di particolare tensione seguiti all’esito delle Politiche. 

Alcuni giornali hanno rilanciato l’articolo di un quotidiano spagnolo sui precedenti penali del padre di Giorgia Meloni. Fatti risalenti a 27 anni fa. Francesco Meloni fu condannato a 9 anni per stupefacenti. L’uomo ha abbandonato la famiglia quando Giorgia Meloni aveva 7 anni. La notizia, che già aveva fatto storcere il naso a Fratelli d’Italia per la mancata continenza e pertinenza del fatto, è stata poi commentata su Twitter da Rula Jebreal, giornalista italo-israeliana di origine palestinese, cresciuta in Israele e poi trasferitasi in Italia. «La Meloni non è colpevole dei crimini commessi da suo padre, ma spesso sfrutta i reati commessi da alcuni stranieri, per criminalizzare tutti gli immigrati, descrivendoli minaccia alla sicurezza. In una democrazia ci sono responsabilità individuali, NON colpe/punizioni collettive». In un secondo tweet la giornalista ha aggiunto che Giorgia Meloni avrebbe detto in passato che «i richiedenti asilo sono criminali che vogliono sostituire i bianchi cristiani».

A questo punto è scoppiata la bufera. Meloni ha annunciato querela verso Jebreal, motivando le sue ragioni su Facebook: «Signora Jebreal spero che potrà spiegare al giudice quando e dove avrei fatto la dichiarazione che lei mi attribuisce». La replica della giornalista, sempre su Twitter, non si è fatta attendere: «La nuova premier italiana Meloni minaccia di farmi causa per il mio tweet sul complotto della ‘grande sostituzione’. Tutti gli autocrati usano queste minacce per intimidire e mettere a tacere coloro che li chiamano in causa e li smascherano. Signora Meloni: non sono intimidita!».

Nel mezzo reazioni indignate e l’hashtag #RulaJebreal diventa di tendenza. Tra quanti si sono detti basiti per l’uso mediatico della vicenda c’è la giornalista e conduttrice televisiva Veronica Gentili: «Ma davvero qualcuno in Spagna, in Italia, alle Galapagos, può credere di attaccare, delegittimare, indebolire l’immagine di Giorgia Meloni, tirando fuori i reati commessi 30 anni fa da un padre sull’assenza del quale lei ha costruito la sua personalità? Io resto senza parole». Ci va giù duro la deputata di Forza Italia, Patrizia Marrocco. «Servare rancore, screditare l’altro, alludendo anche a un passato remoto che non gli appartiene è una tipica narrazione mafiosa. Taluni pseudo intellettuali dovrebbero saperlo e non seguire certi sentieri dialettici perché conducono all’irragionevolezza, che poi potrebbe sfociare in violenza. Non solo verbale. Forza Giorgia».

Anche gli alleati di Giorgia Meloni non sono rimasti in silenzio. Matteo Salvini, nella serata di oggi, ha affidato ai social network il suo pensiero: «Chi fa battaglia politica attaccando non l’avversario, ma mamma, papà, figli, mogli o mariti, è un piccolo uomo. O una piccola donna. Abbiamo vinto democraticamente le elezioni, fatevene una ragione». Per Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia «Gli attacchi sul personale sono sempre da esecrare. E’ incredibile che questi attacchi provengano da chi ha speso tante parole per la parità e per i diritti. Segno che un conto sono le parole e un altro i fatti: è la solita doppia morale della sinistra! Giorgia Meloni ha ottenuto un consenso chiaro da parte degli italiani: merita sostegno e fiducia. La leadership femminile è un fatto, anche nel nostro Paese, ed è merito solo del Centrodestra. Gli altri se ne facciano una ragione!».

Solidarietà è stata espressa anche da esponenti di Italia Viva, benché in maniera polemica: «Ricordo parole tremende a Montecitorio di esponenti FdI contro i genitori di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Parole che facevano male a me, posso immaginare quanto ne facessero a loro. Noi siamo altra cosa. E oggi diciamo: solidarietà a Giorgia Meloni per gli attacchi indegni su suo padre», ha scritto su Twitter Luciano Nobili, deputato di Italia Viva. Interviene pure Carlo Calenda, che invita la giornalista Jebreal a chiedere scusa: «Rula questa è una bassezza. Non si fa politica così e tanto meno giornalismo. Cancella questo tweet che tra l’altro ha l’unico effetto di portare ancora più gente a sostenere FDI». Parla pure Giuseppe Conte: «Questo è fango su Giorgia Meloni. Io, Meloni e Fratelli d’Italia, con il M5S li combatto in tutte le sedi, ma sul piano politico. Non si possono però addebitare in maniera subdola a una figlia – che dal genitore è stata abbandonata, senza avere più rapporti – i reati e gli errori del padre». Pure Emanuele Fiano, deputato del Partito democratico, si è schierato in favore della Meloni: «Secondo me attaccare Giorgia Meloni per le colpe di 27 anni fa di un padre, con il quale lei non ha rapporti, che l’ha abbandonata quando era una bambina di un anno è immorale. Solidarietà a Giorgia Meloni».

Mentre le polemiche impazzano, Giorgia Meloni cerca di chiudere la rosa dei ministri. Il che significa tenere conto di una serie di equilibri all’interno della coalizione di centrodestra. In più vi è il problema spinoso del caro energia che va risolto in tempi brevi. Tra le certezze sembra esservi il fatto che a Lega e Forza Italia toccherà lo stesso numero di ministeri, e ciascuno dei due dovrebbe avere le presidenze delle due Camere. Sui ministeri, invece, Meloni non ha sciolto le riserve. Come è noto Salvini insiste per il Viminale, e ha sostanzialmente rivendicato per la Lega anche Agricoltura e Pesca. 

Per gli Esteri salgono le quotazioni di Elisabetta Belloni, mentre a Palazzo Chigi comincia a circolare il nome di Giovanbattista Fazzolari per il ruolo strategico di sottosegretario alla presidenza; in alternativa un tecnico proveniente dal Consiglio di Stato. Per l’Università spunta il rettore della Sapienza Antonella Polimeni, prima donna alla guida dell’ateneo. Il puzzle e’ difficile da comporre.

venerdì, 30 Settembre 2022 - 23:18
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