Ucciso e fatto sparire nell’altoforno. I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Brescia hanno accolto la ricostruzione della pubblica accusa e condannato Giacomo Bozzoli all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli. Il movente dell’assassinio sarebbero stati contrasti umani ed economici tra i due. La sentenza, letta dal presidente della corte Roberto Spanò, condanna il giovane anche a un anno di isolamento diurno; inoltre gli atti sono stati inviati in Procura affinché valuti la posizione di Alex Bozzoli, fratello di Giacomo per falsa testimonianza, e Aboagye Akwasi, operaio della fonderia presente il giorno della scomparsa, per favoreggiamento. Più pesanti le richieste per l’altro operaio che era in turno quella sera, Oscar Maggi. La corte per lui chiede che si valuti il concorso in omicidio e la distruzione di cadavere.
Mario Bozzoli, imprenditore stimato nel settore della siderurgia, scomparve dalla fonderia di Marcheno (Brescia) di cui era titolare col fratello l’8 ottobre del 2015. Dopo sette anni e 22 udienze è arrivata la sentenza di primo grado che accoglie la tesi dell’accusa, cambiata nel corso di questi mesi. In un primo momento si era ritenuto che Giacomo avesse ucciso lo zio per poi mettere il cadavere in auto e farlo sparire; poi è arrivata la seconda e definitiva teoria secondo cui il corpo, dopo l’uccisione da parte di Giacomo, sarebbe stato fatto sparire nel forno della fonderia in concorso con altri.
Tesi suffragata, secondo la parte civile, dalla perizia sul forno e dalla prova in scala che avrebbe dimostrato che quella dinamica era possibile.
Mercoledì il pubblico ministero di Brescia, Silvio Bonfigli, aveva chiesto l’ergastolo. L’avvocato Luigi Frattini, difensore di Giacomo Bossoli aveva invece chiesto ieri l’assoluzione per mancanza di prove.
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lunedì, 3 Ottobre 2022 - 08:46
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