Magistratopoli, in aula le accuse di Amara: «Centofanti acquisiva notizie da Palamara, così noi sapevamo delle indagini»


Magistratopoli, fanno rumore le dichiarazioni in aula di Piero Amara. L’avvocato siracusano è stato sentito ieri, venerdì 7 ottobre, dal Tribunale di Perugia come imputato in un procedimento connesso, nell’ambito del processo che vede imputati l’ex consigliere del Csm Luca Palamara e il magistrato Stefano Rocco Fava, accusati di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e, il solo Fava, anche di accesso abusivo a un sistema informatico.

«Delle indagini in corso ogni settimana – afferma Amara – il dottor Centofanti (l’imprenditore che ha patteggiato una condanna a un anno e sei mesi nell’ambito del filone principale dell’inchiesta, ndr) acquisiva informazioni da Palamara che, a sua volta, le prendeva da Fava nel corso delle loro partite a tennis. Per noi in quel momento il rapporto tra Centofanti e Palamara era utile per conoscere l’andamento delle indagini». In aula, durante l’escussione, erano presenti entrambi gli imputati.

«Il controllo di Palamara era da parte di Centofanti – sostiene Amara – e Palamara non era funzionale rispetto a me. Io non ho mai corrotto Palamara non ho avuto rapporti di corruzione nei suoi confronti ma quello che so è che lui era funzionale rispetto a Centofanti. Noi abbiamo chiesto al dottor Palamara di darci più informazioni possibili. Abbiamo appreso alcune informazioni utili ed altre che non si sono rivelate fondate». Ad esempio «quando non ci riferì delle richieste cautelari presentate nei nostri confronti Centofanti era molto risentito e si lamentò dicendo ‘guarda questo pezzo di merda!’».

Secondo Amara «un tenente donna della Guardia di finanza» avrebbe fatto a lui e a Fabrizio Centofanti «rivelazioni importanti». «Quest’ultima – dichiara Amara – era in contatto con Centofanti in quanto era spesso ospite presso l’albergo in costiera amalfitana che è di proprietà della moglie del fratello di Centofanti. Tale ufficiale ci riferì che era scoppiata una guerra all’interno della Procura di Roma e che Fava, indagando su di me, intendeva colpire il procuratore Pignatone. Questa sua volontà mi colpì molto».

Quanto a Centofanti, Amara parla di «un rapporto di straordinaria amicizia» con lui, il quale «viveva un momento di grande dolore sia per le vicende occorse che per l’indagine di Perugia. A modo suo si è sempre sentito usato da una serie di persone e in qualche modo aveva anche paura e viveva con grande preoccupazione». All’amico imprenditore «ho vivamente consigliato di chiudere con il passato a di dire all’autorità giudiziaria tutto ciò che sapeva per poi poter ricominciare la sua vita. Era anche un momento in cui lui non stava bene con se stesso».

Alle parole di Amara replicano Benedetto Buratti e Roberto Rampioni, legali di Palamara: «Abbiamo assistito a dichiarazioni o già smentite da altri testimoni o del tutto prive di riscontri, rese a singhiozzo ed in particolari contesti storici. Su molti temi, tra i più sensibili per lui, il dichiarante si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si conferma a nostro giudizio la totale inattendibilità».

sabato, 8 Ottobre 2022 - 10:51
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