La batosta elettorale, nel Pd, innesca il timer del regolamento di conti, tra le varie tribù dem. I cascami iniziano a piovere, inevitabilmente, anche in Campania.
I primi segnali arrivano dal Sannio dove, sullo sfondo, si agita la fronda anti deluchiana: venerdì è stata sfiduciata la presidente provinciale di Benevento Antonella Pepe. «La colpa da espiare? Essermi candidata – scrive Pepe su Facebook – come deciso dalla direzione nazionale nel collegio uninominale di Benevento nelle fila della coalizione dei democratici e progressisti. Essermi candidata in un collegio considerato ampiamente perso, senza paracadute, senza poter vantare alcuna “leva”. L’accusa – per quanto mi riguarda la più bella che si possa fare ad un militante politico – è stata quella di “essere di parte” ovvero aver scelto di stare in campo senza risparmiarmi per quell’idea di futuro e di cambiamento che all’età di 14 anni mi ha portato a prendere la prima tessera (era quella della sinistra giovanile). Io, colpevole, di aver fatto campagna elettorale per il Partito democratico, di essermi candidata con il PD. Io e non altri, assenti per l’intera campagna elettorale o a proclamare gli “atti di fede”. Io, colpevole, per aver detto “sì, ci sono” nel momento più difficile per la nostra comunità. Io e non chi tanto aveva avuto dal partito salvo poi rinunciare alla candidatura per la “incontendibilità” del collegio».
Pepe, però, non si dà per vinta: «Rifonderemo il Pd, lo rifonderemo sulla politica, sulle idee, sulla partecipazione vera. C’è un mondo fuori che va ben oltre i nostri organismi dirigenti e qualche ormai stantia e decadente filiera di potere. Noi siamo chiamati a giocare un’altra partita, quella che si misurerà sulla capacità di offrire risposte, protezione, speranze, visione del futuro. Su quel terreno e non su altri ci troveremo e incontreremo».
Solidarietà arriva dal vicesegretario nazionale, un polemico Peppe Provenzano: «Quando ci chiediamo come deve cambiare il Pd, una risposta ieri ce l’ha data Benevento. La presidente, una giovane donna preparatissima, viene sfiduciata perché ha avuto l’ardire di correre in un difficilissimo collegio uninominale, a servizio del Partito ma non del capobastone, senza chiedergli il permesso. Sfiduciata, dunque, da chi vuole ribadire chi comanda. Un atto è incompatibile con l’idea di un Pd senza padroni. Che dobbiamo costruire dappertutto. Ad Antonella Pepe, intanto, voglio dire grazie».
Provenzano, come il commissario regionale Francesco Boccia, ce l’ha con Umberto Del Basso De Caro, big sannita del Pd, ostile al governatore De Luca. Il quale non si fa pregare per contrattaccare. «Boccia – dice Del Basso De Caro – qualifica come “atto tribale” la sfiducia votata, all’unanimità, dall’Assemblea Provinciale del Pd del Sannio. Chiedo a Boccia come qualifica la decisione di calpestare il deliberato assunto, sempre all’unanimità, dalla medesima Assemblea il 1° di agosto. Ed ancora, come qualifica il comportamento di chi (Antonella Pepe, Ndr), dal 1° al 15 agosto, dopo aver votato a favore della candidatura di Angelo Moretti, ha operato in favore della propria doppia candidatura (all’uninominale ed al proporzionale) senza darne avviso a nessuno se non agli sponsor romani? Ed inoltre, come qualifica il comportamento del neo parlamentare (Stefano Graziano, Ndr) che, intervenendo nel dibattito, ha ripetutamente “minacciato” il Segretario Provinciale ed il Presentatore della mozione di sfiducia in calce alla quale vi erano ben 54 firme di sottoscrizione su 60 aventi diritto. Ed, infine, poiché l’unanime deliberato, su esplicita richiesta della Presidente, è stato votato per appello nominale, condotto dalla Presidente medesima, nel pieno rispetto dello Statuto e del Regolamento e dopo oltre quattro ore di discussione, quali sarebbero le conseguenze politiche cui una intera Federazione sarebbe esposta? Per nostra fortuna, siamo alla vigilia del Congresso e ci auguriamo che alcuni atteggiamenti di goffo autoritarismo vengano per sempre messi al bando».
Alla zuffa manca solo Stefano Graziano, che non tarda ad aggregarsi. «Non me ne voglia Umberto Del Basso De Caro ma – afferma il neo deputato casertano – dopo aver detto che non si sarebbe candidato ritenendo perdente il collegio uninominale di Benevento Caserta – affrontato invece con coraggio da Antonella Pepe – e dopo l’evidente assenza dalla campagna elettorale, la prima azione che compie è mettere la firma da mandante sulla sfiducia da presidente della Federazione di Benevento, alla stessa Antonella Pepe oltre a una dichiarazione sconclusionata contro il commissario regionale del Partito Democratico. Mandante e protagonista di un atto non solo tribale per la sua violenza politica, ma ignobile sul piano umano verso una compagna di partito designata dalla Direzione Nazionale, così come è sempre avvenuto anche quando è stato candidato in passato lo stesso Onorevole Del Basso De Caro. Le candidature sono varate e votate dalla Direzione Nazionale e i territori, tutti da nord a sud, indicano rose di nomi. Inoltre, sono intervenuto chiedendo semplicemente di fermarsi considerando quell’atto una cosa da marziani in un momento difficile così come riportano tutti gli organi di informazione. In più la mozione è stata votata da 39 favorevoli su 66 aventi diritto con un partito sostanzialmente spaccato in due. Quindi, invece di ringraziare la presidente del Partito Democratico che, a differenza sua ha avuto il coraggio di candidarsi, lui organizza la sfiducia. Forse, l’onorevole Del Basso De Caro avrebbe potuto mostrare maggior saggezza e rispetto anche per la sua storia politica continuando a restare in silenzio». Invece, nel Pd continuano a volare gli stracci, e siamo solo all’inizio.
domenica, 9 Ottobre 2022 - 20:32
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