Quanti simboli in questa giornata di insediamento del Parlamento bagnata dalla pioggia e accompagnata dalle frizioni, poi sfumate, nella maggioranza sui nomi dei presidenti delle Camere. A presiedere a Palazzo Madama è la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento, che legge un discorso intriso di riferimento alla Costituzione italiana. La bambina che ottanta anni fa scampò ai lager dei nazisti, oggi ha ricordato all’Italia da quale storia e su quali valori si fonda la sua Repubblica.
A nessuno è sfuggito che Segre presieda, fino a quando non verrà eletto il nuovo presidente, l’inizio della legislatura con la maggioranza più a destra nella storia d’Italia nell’anno dell’anniversario della marcia su Roma. E lo rimarca anche lei, in apertura.
«In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista – dice – tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica».
«Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché’, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco piu’ prestigioso del Senato».
Simboli, dicevamo. Come la Carta costituzionale e Giacomo Matteotti citati da Segre che parla della Costituzione come del «testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti». Ha poi spiegato: «Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica».
L’attualità, a volte, assomiglia a un romanzo. Come quello di una bambina deportata che ottanta anni dopo diventa, per un giorno, seconda carica dello Stato per richiamare un Paese ancora in balia dei fantasmi di un passato tragico a valori incancellabili.
Non solo quelli guadagnati con il sangue e la guerra civile in un Paese dilaniato dalla Seconda guerra mondiale, ma anche quelli che oggi devono essere difesi.
«Nell’articolo 3 della Costituzione – ha detto Segre – i padri e le madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su ‘sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali’, che erano state l’essenza dell’ancien regime. Essi vollero anche lasciare un compito perpetuo alla ‘Repubblica’: ‘rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta’ e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. Non e’ poesia e non e’ utopia: e’ la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli».
Per Liliana Segre molti applausi a scandire il discorso e l’ovazione iniziale al debutto nel ruolo provvisorio di presidente del Senato. Tra poco, ormai è certo, a sedere su quello scranno sarà Ignazio La Russa, fedelissimo di Giorgia Meloni, ex ‘colonnello’ di Alleanza Nazionale, una lunga storia nel Movimento Sociale. Giorgia Meloni infatti ha incassato la sua prima vittoria sugli alleati grazie anche al passo indietro di Roberto Calderoli, indicato dalla Lega e che, per così dire, si è ritirato dalla competizione. Mosse strategiche sul campo di battaglia che vedrà il culmine nella formazione del Governo.
giovedì, 13 Ottobre 2022 - 12:05
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