Inchiesta su droga e cellulari a Poggioreale, quando Salvini definì la nomina di Ioia «vergogna e schifo»

Pietro Ioia
Pietro Ioia

L’arresto del garante dei detenuti Pietro Ioia è uno choc per quella parte della città di Napoli che, all’epoca della nomina da parte dell’allora sindaco Luigi de Magistris, applaudì alla scelta vedendo nella decisione di affidare l’incarico a un ex detenuto il simbolo della possibilità di ciascuno di recuperare dagli errori commessi e di redimersi. Un simbolo del riscatto personale di un ex carcerato.

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Siamo ovviamente alle battute iniziali dell’inchiesta che ha sgominato una presunta organizzazione che introduceva droga e cellulari in carcere in cambio di denaro, nella quale un ruolo importante secondo la Procura di Napoli avrebbe avuto, in ragione proprio dell’incarico ricoperto, Pietro Ioia; quest’ultimo potrà dimostrare la propria estraneità ai fatti di cui è accusato, intanto però l’ordinanza firmata dai gip del Tribunale di Napoli si abbatte come un macigno sul simbolo e su chi lo ha strenuamente difeso dagli attacchi.

Attacchi lanciati dal segretario leghista Matteo Salvini che ebbe parole pesanti contro Ioia, tornato in libertà nel 2002 dopo 22 anni di reclusione per traffico di stupefacenti e negli ultimi 18 anni impegnato nel sociale senza mai incappare in alcun nuovo guaio con la giustizia fino a oggi.

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«Sono stato nel carcere di Poggioreale e ho ascoltato chi grida al mondo la vergogna e lo schifo per la nomina di uno pseudogarante di detenuti con una carriera da spacciatore di morte alle spalle – disse Salvini – Mettetevi nei panni di un agente che ogni giorno si confronta con una popolazione di 2mila delinquenti e si ritrova a dovere essere sottoposto al giudizio e all’umore di uno che è stato condannato ad anni ed anni di carcere, grazie a quel genio di De Magistris».

Parole pesanti, contro le quali si scagliò la Giunta della Camera penale di Napoli e le associazioni da anni impegnate nella tutela dei diritti dei detenuti.

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martedì, 18 Ottobre 2022 - 08:09
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