Meloni e i ministri giurano, le sfide economico-sociali del nuovo governo: i fronti caldi e le scadenze


Giura dinanzi al capo dello Stato Giorgia Meloni. Giurano, l’uno dopo l’altro, i 24 ministri.

A poco meno di un mese di distanza dalle elezioni politiche che hanno consegnato al centrodestra le redini del Governo, la leader di Fratelli d’Italia si prende ufficialmente consapevole. E lo fa consapevole delle sfide economiche e sociali che l’attendono. Sfide impegnative, dalle quali può dipendere buona parte dei consensi ricevuti nelle urne.

Il momento storico è complicato, tra i peggiori che un leader di governo potesse aspettarsi. Il caro energia è diventato una bomba sociale a orologeria: la crisi morde famiglie e imprese; le bollette sono alle stelle e a cascata hanno determinato aumenti generalizzati dei prezzi, soprattutto dei generi alimentari, il che incide inevitabilmente sui bilanci familiari.

La prospettiva è varare un nuovo ‘pacchetto di aiuti’, in linea con quelli già stanziati da Draghi. Va poi stabilito se prorogare lo sconto di 30 centesimi al litro su carburanti approvato dal governo Draghi e in scadenza il 18 novembre e se confermare i crediti d’imposta per le imprese, energivore e non (in scadenza il 30 novembre). In questo scenario di grave crisi bisognerà fare i conti con il reddito di cittadinanza, che costa 11 miliardi l’anno: Giorgia Meloni vi ha dichiarato guerra, ma abolirlo o comunque porvi dei limiti in questo momento storico potrebbe avere un forte impatto sociale. La possibilità è che la questione venga rimandata quando il quadro economico e sociale non sia così cupo. 

Ancora, c’è la questione della legge di bilancio e più concretamente l’aumento del disavanzo pubblico: si dovrà fare presto per non sconfinare nell’esercizio provvisorio e perdere la nuova tranche di aiuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non meno importante la vendita di Ita. Il ministero dell’Economia e delle Finanze svolgerà un ruolo chiave nelle partite aperte: riflettori tutti puntati sul leghista Giancarlo Giorgetti, già ministro dello Sviluppo economico nel governo Draghi e adesso alla scrivania che fu di Quintino Sella. Altro tema sul tavolo è quello pensionistico: a fine anno scade Quota 102 e, senza un mirato intervento, tornerà in vigore la legge Fornero. 

Riflettori accessi anche sul Pnrr, la cui delega è toccata a Raffaele Fitto, nominato ministro degli Affari Europei, coesione territoriale e Pnrr: Meloni ha evidenziato la centralità del Pnrr nell’azione di governo, creandovi un ministero ad hoc. La tabella di marcia del Piano prevede ora che il Paese raggiunga entro dicembre altri 55 obiettivi così da poter accedere alla terza tranche di fondi, pari a 21,8 miliardi, dei quali ne saranno effettivamente erogati 19. Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, intervenendo alla Festa del Foglio a Firenze, ha già suonato la sveglia: «L’invito che posso rivolgere al governo, ma il governo ne è perfettamente consapevole, è che su queste sfide bisogna andare a tavoletta, a testa bassa, perché altrimenti c’è il rischio di ritardi, e non saremo benevoli sui ritardi perché non è nell’interesse comune». 

sabato, 22 Ottobre 2022 - 17:09
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