Riforma Cartabia, lettera dei Pg a Nordio: «C’è caos normativo, bloccare l’entrata in vigore»


Paventano il caos giustizia, a meno di una settimana dall’entrata in vigore della riforma Cartabia, previsto il prossimo primo novembre. I procuratori generali di tutte le corti d’Appello d’Italia – da Venezia a Reggio Calabria, passando per Roma, Lecce e Caltanissetta – hanno scritto al neo ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Chiedono, ad horas, chiarimenti sull’applicazione della riforma, che sta mandando in tilt le toghe. Sul punto, il ministro non si è ancora pronunciato. Ma il 25 ottobre aveva ribadito pubblicamente che la direzione assunta nelle riforme, ad opera del suo predecessore, «era secondo me quella giusta». Intanto, sono in corso confronti tra magistrati per capire se, in assenza di una disciplina transitoria, alcune disposizioni debbano applicarsi solo ai nuovi fascicoli, o anche ai procedimenti già in corso. Per esempio, le norme sul deposito degli atti o sulla fissazione dell’udienza “filtro”.

La lettera dei procuratori generali, redatta alla fine dell’assemblea del 20 e 21 ottobre, è stata inviata pure al Csm e al Procuratore generale di Cassazione. «I procuratori generali di tutti i distretti di Corte d’appello – si legge nella missiva – (…) hanno riscontrato in primo luogo l’esigenza che a ogni livello ci si attivi con tempestività». La a nuova disciplina «delinea – all’esito delle indagini preliminari – un complesso sistema di scadenze, deposito atti, notifiche di avvisi; correlati strumenti di controllo sull’eventuale inerzia del pubblico ministero; spazi di intervento del Procuratore generale nei procedimenti con termini di indagine scaduti, che postulano la realizzazione di un apparato per l’estrazione di dati, la circolazione di informazioni e la gestione di quantità considerevoli di atti». I procuratori invocano un’interlocuzione “urgente” con il guardasigilli, per individuare «interventi normativi per il coordinamento tra il vecchio e il nuovo sistema e l’eliminazione di alcune sfasature riscontrate nel testo del decreto legislativo». L’aspettativa dei magistrati, non sottaciuta, è quantomeno di valutare l’adozione di una «disciplina transitoria per alcuni aspetti relativi alla tempistica».

Tra gli uffici giudiziari rimbalzano gli interrogativi e fioccano le diverse interpretazioni. Per la Procura di Bologna, tanto per dirne una, la riforma si applica solo ai nuovi fascicoli. Con una circolare del 19 ottobre, di fatti, il procuratore capo Giuseppe Amato ha stabilito che «…nell’auspicio di un intervento chiarificatore, dovrà adottarsi – nell’assenza di una disciplina transitoria – una inevitabile lettura interpretativa che consenta di vedere applicabile il novum solo rispetto ai fascicoli iscritti dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo». Nella circolare, Amato elenca le novità della riforma. Tre le altre, troviamo le nuove regole di giudizio per l’archiviazione, l’introduzione di una “udienza filtro” per le citazioni dirette, nuovi termini per lo svolgimento delle indagini. Gli uffici inquirenti temono pesanti ripercussioni per le inchieste più delicate: per i procedimenti relativi a reati come mafia, strage, estorsione, omicidio, le indagini potranno durare un anno e mezzo, con una sola proroga di sei mesi. Per il procuratore capo di Bologna, un termine «particolarmente stringente rispetto ai procedimenti aventi ad oggetto le associazioni criminali». Gli atti invece, scaduti i termini entro cui esercitare l’azione penale o chiedere l’archiviazione, devono essere messi a conoscenza degli indagati.

La riforma, insomma, prevede una serie di adempimenti, che richiedono dotazioni informatiche adeguate. Per esemplificare: gli elenchi delle notizie di reato, di notevole entità, che le procure ordinarie devono comunicare ogni settimana alla procura generale del distretto. Compiti che possono appesantire, e di molto, il lavoro, per chi è già alle prese con le note carenze. Adempimenti «per alcuni aspetti oggettivamente impossibili o – afferma la lettera dei pg – comunque problematici con le attuali dotazioni».

La presidenza del Tribunale di Milano, assieme agli altri vertici degli uffici giudiziari milanesi, ha attivato un tavolo di confronto” coinvolgendo l’Ordine degli avvocati e la Camera penale del capoluogo lombardo, per monitorare costantemente gli effetti della riforma. . Il presidente facente funzione del Tribunale, Fabio Roia ha tenuto una riunione con i presidenti delle sezioni penali riguardo alla gestione della cosiddetta udienza pre-dibattimentale, per i casi di citazione diretta a giudizio. Il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, sostiene che Nordio «dovrebbe farsi promotore di un decreto-legge per regolare l’applicazione delle nuove norme». Un provvedimento «nella fase transitoria e appunto per sospendere almeno di qualche mese – dichiara il presidente del sindacato dei magistrati a La Notizia – l’entrata in vigore della riforma».

venerdì, 28 Ottobre 2022 - 18:00
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