Appalti Enel & clan dei Casalesi, la Dda chiede l’archiviazione per l’imprenditore Iannone e 3 familiari: in 3 furono arrestati

procura di napoli
Procura di Napoli (foto kontrolab)
di Gianmaria Roberti

Sono sospettati, a vario titolo, di aver permesso al clan dei Casalesi di stabilire un monopolio, nell’Agro Aversano, sui lavori dell’Enel. Ma ora c’è la richiesta di archiviazione, per l’imprenditore Giuseppe Iannone e alcuni familiari, dopo anni di complesse indagini della Dda di Napoli. Indagini sfociate anche in arresti e maxi sequestri di beni. «Il presente procedimento nasce a seguito dello stralcio degli atti da quello nr. 2403/2019, avente ad oggetto – ricorda il pm anticamorra Graziella Arlomede nella richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari – una articolata attività di indagine inerente alle infiltrazioni dei Casalesi negli appalti di manutenzione della rete elettrica banditi da Enel. In relazione ai fitti oggetto di indagine questo Ufficio avanzava richiesta di misura cautelare accolta dal Gip».

A luglio di un anno fa, erano finiti in carcere Giuseppe Iannone e suo figlio Mario, ai domiciliari Mario Pellegrino, genero dell’imprenditore. Indagata a piede libero Giustina Amato, nuora di Giuseppe Iannone. La Procura indagava per le ipotesi di interposizione fittizia, reimpiego di capitali illeciti ed estorsione. Tuttavia, sull’inchiesta si è abbattuta la mannaia dei ricorsi, su istanza dei legali Ferdinando Letizia e Mario Caliendo, accolti dai giudici. E così, si sono succeduti scarcerazioni e dissequestri.

«Con ordinanze del Riesame, prima e della Suprema Corte di Cassazione, poi, i giudici aditi, ribaltando la decisione del Gip – riassume il pm della Dda – hanno ritenuto che i rapporti di lannone Giuseppe con il clan dei casalesi sono al più databili sino al biennio 2012-2013, ritenendo per il resto “equivoci” gli elementi acquisiti dall’accusa In relazione alle più recenti condotte dello Iannone che lo vedono indagato, in uno al figlio Mario, ai genero Pellegrino Mario ed alla Amato Giustina. I giudici della cautela hanno in particolare ritenuto che in assenza di un esplicito atto di accusa delle parti offese, ed essendo le dichiarazioni dei cdg (collaboratori di giustizia, ndr) risalenti a fatti databili al più al biennio 2012 — 2013, le condotte successive a quell’epoca sono raggiunte da meri indizi che si prestano ad una lettura equivoca». Pertanto, «in assenza di ulteriori elementi non può che richiedersi l’archiviazione non essendo gli elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio».

Inoltre «la decisione del Riesame e della Cassazione – aggiunge il pm Arlomede – travolge inevitabilmente anche l’ipotesi di favoreggiamento (…), aggravata dalla finalità di agevolare il clan dci casalesi, rubrica ai reticenti Montanari (imprenditori presunte vittime, interrogati dagli inquirenti, ndr), interessati ad allontanare l’ombra della camorra dai contratti allora in corso avendo venduto l’azienda ad un fondo americano, con il quale erano in trattativa sin dall’epoca della prima escussione. Venendo meno i reati presupposti dell’estorsione e della perdurante affiliazione dello lannone, non è possibile contestare con fondamento l’ipotesi di reato ascritta a loro carico».

Ad accusare Giuseppe Iannone di rapporti con i Casalesi sono stati pentiti di primo piano, come Nicola Schiavone. La Dda ipotizzava che, dagli anni ’90, l’imprenditore, originario di San Cipriano d’Aversa, avrebbe gestito in modo quasi monopolistico gli appalti pubblici nell’Agro, nel settore degli scavi e della posa in opera di cavi elettrici, per conto dell’Enel, attraverso le società Alba 90 srl, Siep Costruzioni ed Elettrolima. Un risultato conseguito avvalendosi della forza di intimidazione del clan dei Casalesi. E quando, nel 2017, la Alba 90 fu colpita da interdittiva Antimafia, Iannone avrebbe aggirato il provvedimento, intestando fittiziamente la Siep Costruzioni al genero Mario Pellegrino, e successivamente la Elettrolima al figlio Mario ed alla nuora Giustina Amato. Secondo gli inquirenti, i tre imprenditori congiunti avrebbero anche minacciato i titolari della Cebat, ditta appaltatrice per la manutenzione delle linee aeree ed interrate in media e bassa tensione nella Provincia di Caserta, per gli anni 2017-2019. Alla Cebat avrebbero imposto loro maestranze, mezzi delle imprese a loro riconducibili. Giuseppe e Mario Iannone avrebbero poi impiegato, nelle loro società, i proventi dell’attività estorsiva ai danni della Cebat. Adesso, sulla vicenda può scriversi la parola fine: si pronuncerà il gip.

lunedì, 31 Ottobre 2022 - 23:11
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