Stop a riforma Cartabia, salvo l’ergastolo ostativo: l’Anm ringrazia, Costa (Azione) replica piccato | Le novità dal Cdm

Marta Cartabia (Ph. cortecostituzionale.it)

L’entrata in vigore della riforma Cartabia può attendere (anche se non per molto), mentre l’ergastolo ostativo, su cui pende la pronuncia di incostituzionalità della Consulta, viene salvato in zona Cesarini. 

Il decreto legge che fa infuriare gli avvocati penalisti e, per converso, disegna un sorriso sul volto dei magistrati è stato approvato. In serata il Consiglio dei ministri, il primo dell’era Meloni, ha approvato il dl con due interventi in materia di ordinamento penitenziario e di riforma del processo penale. E, in relazione a uno dei due temi, sono arrivate le reazioni positive del Movimento Cinque Stelle. «E’ una giornata importante per la giustizia», commenta il Guardasigilli Carlo Nordio a margine. 

Riflettori puntati sull’ergastolo ostativo: recepito il testo approvato dalla Camera e poi rimasto fermo in Senato con la fine della legislatura. «Per il condannato per i reati cosiddetti ostativi, non basterà la sola buona condotta carceraria o la partecipazione al trattamento, ma si introducono elementi specifici che consentano di escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata o il rischio di ripristino di tali contatti», recita una nota di via Arenula. In questo modo s «mira ad assicurare – entro il termine dell’8 novembre indicato dalla Corte costituzionale al Parlamento – una risposta al monito contenuto nell’ordinanza numero 97 del 2021, riguardante il divieto di benefici penitenziari a detenuti per gravi reati che non collaborino con la giustizia. Il testo indica requisiti stringenti per recepire i rilievi dei giudici della Consulta e allo stesso tempo impedire che siano ammessi a misure premiali soggetti che possano avere ancora collegamenti con il contesto criminale di provenienza». 

Nessun automatismo, dunque, nel meccanismo di concessione dei benefici penitenziari, secondo le indicazioni della Corte costituzionale, ma sono assicurate le garanzie di sicurezza attraverso un procedimento rafforzato di valutazione delle richieste, che prevede anche l’obbligo da parte del giudice di sorveglianza di acquisire plurimi pareri, compreso quello del procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo. E ancora, il testo introduce modifiche in tema di concessione della liberazione condizionale (la richiesta potrà essere presentata dopo aver scontato 30 anni di pena) e prevede una norma transitoria per detenuti che abbiano commesso reati prima dell’entrata in vigore della riforma. 

Ad applaudire è l’Associazione nazionale magistrati: è «una normativa ci voleva», ha commentato il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. 

Il secondo punto del decreto legge riguarda la riforma del processo penale e del sistema sanzionatorio. Il Consiglio dei ministri ha sostanzialmente accolto l’appello di 26 procuratori generali che, in una lettera inviata al Guardasigilli, avevano invocato una proroga dell’entrata in vigore rappresentando l’esistenza di criticità e di problemi organizzativi che rischiavano di fare saltare la macchina. Il Cdm ha così deciso di dare tutto il tempo possibile ai capi degli uffici giudiziari per prendere le misure. Entro il 30 dicembre però dovranno sistemare le cose: la riforma Cartabia rappresenta una delle milestone del Pnrr e dovrà entrare in vigore entro la fine dell’anno per garantire il rispetto delle scadenze e degli impegni presi con l’Europa. E il governo Meloni non intende toppare. Nella conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il Cdm, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito che «la riforma Cartabia va nella giustizia direzione» e ha assicurato che «questo invio non ha nessun impatto negativo sul Pnrr, anzi. Avremmo corso il rischio, dando attuazione immediata alla riforma, che per l’incompatibilità con le risorse disponibili, fosse inapplicabile. In questi due mesi avremo la possibilità di capire meglio le problematiche e di intervenire per la loro soluzione». A tal fine è stata istituita presso il ministero della Giustizia una specifica task force, composta dai vertici di tutti i dipartimenti del Ministero della Giustizia coinvolti. Senza lo slittamento «ci sarebbe stato un sovraccarico intollerabile per gli uffici giudiziari» e sarebbe stata problematica la gestione della norma della riforma che ha fatto diventare una serie di reati, a partire dal furto e dalla truffa, procedibili solo a querela: con poche risorse disponibili, montagne di fascicoli da esaminare per accertare i reati ancora pendenti e i detenuti che stanno espiando una pena «che non avrebbe più ragion d’essere con il reato diventato improcedibile».

Anche stavolta a ‘festeggiare’ è l’Anm. Il rinvio dell’entrata in vigore «si pone infatti come passaggio necessario alla definizione della disciplina transitoria e – questione di non minore rilievo – al riassetto organizzativo degli uffici giudiziari». «Nel rispetto del complessivo impianto della riforma, che contiene innovazioni significative specie sul versante del sistema sanzionatorio, occorrerà ora adoperarsi affinché il suo concreto avvio non soffra rallentamenti interpretativi e non patisca ostacoli organizzativi». 

Piccato il commento del deputato di Azione Enrico Costa, che sulla presa di posizione dell’Anm ha osservato: «L’Anm che ringrazia il Governo per averne ascoltato le ‘indicazioni’ e si fa portavoce delle mosse future sulla emananda disciplina transitoria, prima ancora che abbia parlato il Ministro, non succedeva neanche ai tempi dei Cinque Stelle. Quello sulla riforma Cartabia non sarà solo un rinvio ‘tecnico’. In sede di conversione del decreto proveranno a smantellarla». «Nella maggioranza – prosegue Costa – ci sono molti che hanno subito la nomina di Nordio. Anche il testo sull’ergastolo ostativo lo conferma».

lunedì, 31 Ottobre 2022 - 21:06
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