Reato di rave party, Caiazza (Camere penali) smentisce il Governo: «Intercettazioni possibili anche per i partecipanti»

Gian Domenico Caiazza
Il presidente dell'Unione delle Camere penali italiane Gian Domenico Caiazza (Foto Camere penali Tv)

«Non comprendo perché il premier Meloni abbia voluto rivendicare di non avere dato il via libera alle intercettazioni dal momento che questo reato prevede pene superiori ai cinque anni».

Il presidente delle Camere Penali Gian Domenico Caiazza mette il punto del giurista su una delle questioni legate alla nuova norma anti-rave party varata dal Governo, ovvero la questione relativa alle intercettazioni delle chat non solo degli organizzatori ma anche dei partecipanti.

Stando ai retroscena dell’ultimo Consiglio dei Ministri, la possibilità di intercettare sarebbe stata bloccata sul nascere dal no di Forza Italia. Ma, spiega Caiazza, le intercettazioni possono esserci eccome.

«La norma che vieta i rave stabilisce sanzioni anche per i partecipanti, nei confronti dei quali la pena è ‘diminuita’ – spiega – Ciò vuol dire che il giudice, al termine del processo, deve applicare una diminuzione che può arrivare fino ad un terzo della pena edittale che nei confronti degli organizzatori può andare dai tre ai sei anni. Non comprendo, quindi, perché il premier Meloni abbia voluto rivendicare di non avere dato il via libera alle intercettazioni dal momento che questo reato prevede pene superiori ai cinque anni».

Il presidente dei penalisti prosegue aggiungendo che «la pena superiore ai cinque anni consente che possano essere disposte intercettazioni e, secondo me, anche nei confronti dei partecipanti».

Sul punto aveva già twittato Enrico Costa di Azione: «Continuano a scrivere che il Governo non ha previsto intercettazioni per il nuovo reato di ‘invasione’ per i Rave. Ma quando mai! La pena massima è di 6 anni, e le intercettazioni si potranno fare eccome. Non si faranno solo quelle ‘preventive’, che sono un’altra cosa».

Debora Serracchiani (Pd) interpella invece direttamente il nuovo ministro della Giustizia Carlo Nordio: «Il nuovo reato è un obbrobrio giuridico ed è lesivo dei principi costituzionali, a cominciare dallo strumento del decreto legge. Per di più la fattispecie è così generica da poter essere applicata a qualsiasi mobilitazione dei cittadini e la pena è così elevata da consentire il ricorso alle intercettazioni. Ma il ministro Nordio non voleva depenalizzare ( e abbiamo un reato nuovo di larga applicazione) e non voleva ridurre le intercettazioni (e ne consentiremo di più)? È chiaro il messaggio che la destra al governo dà al Paese: non tollereremo il dissenso. Tutto ciò è molto grave e in Parlamento daremo battaglia contro questa inaccettabile deriva da Stato di polizia. La norma va ritirata».

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mercoledì, 2 Novembre 2022 - 07:39
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