Rave party, Terzo Polo a due facce: per Renzi «legge giusta ma da modificare», per Richetti il Governo «gioca ai manettari»

Matteo Renzi (foto Kontrolab)
Matteo Renzi (foto Kontrolab)

Sebbene il dibattito sulla norma anti-rave party dica gli sia venuto «a noia», Matteo Renzi commenta comunque la polemica sulla nuova fattispecie di reato introdotta con decreto dal Governo Meloni; la norma, come noto, punisce con fino a sei anni di reclusione organizzatori ma anche partecipanti ai rave party, quando sussistano le condizioni dettate dal testo. Un testo che è stato negli ultimi giorni vivisezionato dalle opposizioni, che hanno riscontrato nel nuovo reato il rischio di una deriva liberticida, ma commentato criticamente anche da alcuni giuristi in merito alle intercettazioni che il Governo ha stoppato ma che di fatto sono possibili.

Il leader di Italia Viva Renzi commenta in tv a L’Aria che tira su La7: «Le norme sui rave party è giusto che ci siano. C’è in Francia una legge dal 2002, ma è scritta molto meglio». E aggiunge: «Si può mettere un po’ più chiara. Con questa, in certi pranzi di Natale in casa mia si rischiava. Ma si va in Parlamento e si risolve”.

«Questa storia dei rave mi è venuta a noia, si modifichi e si eviti qualsiasi attentato alla libertà di espressione. Quello che c’è da fare lo faremo”, ha poi detto, concludendo con una chiosa dedicata al neo ministro della Giustizia: «Nordio è appena arrivato, è un grandissimo professionista, farà benissimo il ministro della Giustizia, non si può attaccare su una norma arrivata su pressione di palazzo Chigi, di Meloni e Salvini, tra loro non c’è grande differenza sui rave».

Più pungente il collega di Terzo Polo Matteo Richetti, capogruppo alla Camera di Azione-Italia VIva che ha dichiarato: «Il rave è stato gestito con leggi già esistenti, non servivano e non servono provvedimenti aggiuntivi. Guai a fare distrazione di massa, vanno aumentate le sanzioni amministrative, non giocare ai manettari».

Il segretario del Partito democratico dal canto suo chiede ancora una volta a Giorgia Meloni di modificare il testo: «Meloni si dice fiera di quello che hanno fatto in Cdm – twitta – E che hanno già deciso di modificare. Un passo in più, con fierezza, ritirate l’articolo 434bis».

Le modifiche al decreto legge dunque ci saranno, promosse anche da componenti della maggioranza e necessarie per limitarne l’applicabilità ma anche, a quanto pare, per frapporre un muro alla possibilità di intercettazioni (oggi possibili perché è prevista la reclusione superiore a 5 anni). La parola però deve passare al Parlamento.

giovedì, 3 Novembre 2022 - 13:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA