«Un vile e inaccettabile sfregio», un gesto «grave» che «va severamente stigmatizzato». Non fa sconti la giunta della Camera penale di Napoli a chi ha imbrattato i muri della sede all’interno del Tribunale partenopeo con scritte di protesta all’indirizzo dei consiglieri del Coa.
Qualcuno ha utilizzato una bomboletta spray di colore rosso per accusare il Consiglio dell’Ordine del debito di oltre un milione di euro scoperto poche settimane fa e per ‘invitare’ i consiglieri stessi ad andarsene. «Fuori i consiglieri ladri», è una delle scritte che stamattina campeggiava all’interno della Camera penale presa di mira perché i locali sono sempre aperti e dunque facilmente accessibili a dispetto di quelli del Coa.
Sul responsabile (o i responsabili) sta indagando la procura della Repubblica di Napoli, cui l’avvocato Marco Campora – presidente della Camera penale – ha sporto denuncia quando è stato scoperto l’atto vandalico.
La Giunta non ha remore nel qualificare la «condotta» dell’autore «illecita, oltre che puerile e ridicola». Una condotta che la Camera penale invita a non considerare come caso ‘isolato’: «La faccenda – si avverte – è sintomatica del pesantissimo clima che si è creato tra gli avvocati del Foro partenopeo a seguito delle omissioni contabili riscontrate presso il Consiglio dell’Ordine di Napoli». Da un mese la tensione che separa la ‘base’ e i consiglieri del Coa è palpabile: ad aumentare il malcontento degli avvocati è stata la pioggia di Pec, dai toni severi, con le quali l’Ordine sta cercando di andare all’incasso di somme indicate come non pagate (circostanza che in diversi casi è divenuta oggetto di contestazione), minacciando di immediata sospensione dall’Albo chi non si metterà in regola. Il timore è che l’autore dello «sfregio» possa essere uno dei contestatori del Coa e che il suo gesto possa dare la stura ad altre squalificanti, per l’avvocatura, forme di protesta.
«Il dibattito democratico, anche aspro ed acceso, è sempre da salutare positivamente a patto che esso non si traduca nel dileggio, nella gogna da social, con il conseguente rischio di ledere l’istituzione che, di contro, va sempre salvaguardata – ricorda la Giunta della Camera penale – Scrivere calunnie sui muri si traduce invece – specie se posto in essere da chi, come gli avvocati ha come stella polare il dialogo e il contraddittorio di matrice garantista – in un mero gesto di ribellione nichilista che produrrà solo discredito per l’intera categoria degli avvocati».
venerdì, 11 Novembre 2022 - 21:14
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