C’è imbarazzo nel mondo arbitrarle. E non solo per via dell’arresto del procuratore capo dell’Aia, Rosario D’Onofrio, avvenuto lo scorso 10 novembre nell’ambito di una più ampia operazione antidroga.
L’imbarazzo riguarda una circostanza ancora più grave emersa proprio da questo nuovo fascicolo di indagine: Rosario D’Onofrio, ex ufficiale dell’Esercito, era stato già arrestato il 20 maggio del 2020 per un carico di 40 chili di marijuana. Eppure nonostante ciò il 42enne è divenuto procuratore degli arbitri nel marzo del 2021. Peggio ancora: durante questo nuovo incarico era pure ai domiciliari per scontare la pena a due anni e 8 mesi legata al possesso dell’erba. Ma vi è di più: oggi viene fuori che D’Onofrio fu sospeso dall’Esercito perché – come riportato da diversi organi di informazione – si era attribuito una falsa laurea in medicina.
Com’è stato possibile? Com’è stato possibile che nessuno abbia saputo dei trascorsi giudiziari di D’Onofrio. Ad aiutare il 42enne è stata sicuramente la cortina di silenzio che ha avvolto il suo arresto: a spulciare su Internet, non c’è traccia del suo vecchio arresto. Il fatto non è stato mai raccontato.
E questo ha aiutato sicuramente D’Onofrio ad evitare spiegazioni ma pure ad evitare di perdere quella nomina di procuratore procuratore capo dell’Aia che ha mantenuto sino all’altro giorno, quando stavolta l’inchiesta è stata resa nota dagli inquirenti e il nome del 42enne si è legato a doppio filo all’indagine per narcotraffico coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano (pm Rosario Ferracane e Sara Ombra) e condotta dal Giro della Guardia di Finanza milanese. Forte del silenzio della stampa (indotto dall’assenza di comunicazioni circa l’avvenuto arresto), D’Onofrio ha a sua volta omesso di notiziare l’Aia dei suoi problemi.
L’Aia ha, infatti, ricordato che per assumere la qualifica di arbitro l’interessato «deve dichiarare l’assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato» e che gli iscritti devono rispettare le norme del Codice etico e astenersi dall’assumere atteggiamenti lesivi dell’immagine dell’Aia. «Inoltre – aggiunge l’Associazione – l’articolo 42 impone l’immediata comunicazione al Presidente di Sezione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale».
Secondo l’accusa, D’Onofrio si sarebbe occupato della “logistica” di carichi di droga: nello specifico avrebbe «reperito luoghi ove poter effettuare lo scarico ‘in sicurezza’ dei bancali» nei quali si trovava la droga. Gli scatoloni di hashish e marijuana, poi, venivano caricati sulle auto dei diversi ‘cavallini’ e smerciati a Milano e nelle altre piazze di spaccio. D’Onofrio avrebbe agito anche in pieno lockdown circolando «con la divisa militare», così da non essere fermato: facendosi scudo della divisa, effettuava consegne di droga o si recava a Milano a versare il denaro provento dello spaccio a cittadini cinesi affinché trasferissero illegalmente tali somme in Spagna” grazie alla ‘hawala’, un metodo di compensazione informale delle partite di denaro che consentiva di spostare il denaro non passando per i circuiti bancari ed evitando ogni controllo.
Un ruolo chiave, quello di D’Onofrio, all’interno dell’organizzazione di trafficanti che – a dire della procura – avrebbe introdotto in Lombardia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish.
Anche la Figc si è mossa e pretende chiarezza dall’Aia su come sia stato scelto D’Onofrio. «Sono sconcertato, ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del Procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del Comitato Nazionale su proposta del presidente dell’Aia», ha dichiarato in una nota il presidente della Figc, Gabriele Gravina, prima che l’Aia si pronunciasse con una nota. «Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale», ha aggiunto il numero uno del calcio italiano alle prese con un scandalo di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
Domattina, martedì 15 novembre, è stata convocata una riunione d’urgenza del consiglio federale sulla vicenda. La seduta servirà a fare “una riflessione politica” e ad “approfondire” la paradossale storia di D’Onofrio. Intanto la Figc attende le carte della Dda perché la procura federale coordinata da Chiné vuole andare fino in fondo.
lunedì, 14 Novembre 2022 - 15:35
© RIPRODUZIONE RISERVATA