C’è il business del traffico internazionale di droga, di cui sono accusate decine di indagati, nella presunta rete del narcos Raffaele Imperiale. Ma tra 2020 e 2021 ci sono pure le restrizioni Covid. I timori di incappare in una zona rossa o in un coprifuoco, durante il trasferimento degli stupefacenti – secondo le indagini della squadra mobile e della guardia di finanza di Napoli, coordinate dalla Dda partenopea – traspaiono dalle intercettazioni, compiute sulle piattaforme chat. Sono dialoghi allegati all’ordinanza sfociata in 28 arresti, mercoledì scorso, firmata dal gip Linda D’Ancona del tribunale di Napoli. «Compa – dice Imperiale al calabrese Giuseppe Mammoliti l’8 giugno 2020 – sto fermo per sta cosa del corona virus. E’ tutto bloccato stanno lavorando solo con le borse». Su cosa fossero le borse, e cosa contenessero, gli investigatori non hanno dubbi.
All’interlocutore, Imperiale invia «una serie di messaggi di testo – annotano gli inquirenti – dai quali si poteva ricavare il suo coinvolgimento nell’affare in corso perché faceva riferimento: a) notevoli difficoltà sorte in quell’ultimo periodo per il trasporto; b) la merce da trasportare mai espressamente indicata era certamente cocaina atteso il riferimento a specifiche modalità adottate da taluni trafficanti che la contrabbandavano nascondendola nelle valige».
Passano i mesi, intanto. Ma la pandemia spaventa sempre, con un corredo di incertezze. Sono ansie legate al sistema dei colori, per le varie regioni. Siamo al 7 marzo 2021, ad esempio. Imperiale «in previsione del fatto che – si legge nell’ordinanza di misura cautelare – il successivo lunedì la regione Campania sarebbe diventata zona rossa emergenza Covid19 si mostrava preoccupato poiché in quella giornata avrebbero dovuto spostare il narcotico dal deposito di Cisterna di Latina alla provincia di Napoli». Il narcos chiede a Daniele Ursini: «Ma domani sicuro che è zona rossa la Campania? Come facciamo per Mattia… Perché è molto rischioso vero». Laddove il rischio – nella ricostruzione investigativa – sarebbe costituito dai controlli, istituiti per il rispetto dei divieti di circolazione.
In un modo o nell’altro, però, andrebbe in porto il viaggio tra Olanda e Italia. Senza, tuttavia, giungere in Campania. «Da tutti i messaggi sopra indicati letti in logica connessione tra loro – affermano gli investigatori – si comprende che l’operazione di importazione è andata a buon fine; la sostanza stupefacente è stata trasportata dai Paesi Bassi fino a Cisterna di Latina dove è stata occultata nel deposito in uso a Panetta Marco. Il trasporto è stato effettuato da Gentile Giuseppe con le solite modalità l’operazione è stata coordinata da Ursini Daniele che ha avuto in questo caso anche contatti con il venditore olandese (…). Alcuni messaggi risultano inviati in una chat di gruppo in cui vi era anche Carbone Bruno (considerato il braccio destro di Imperiale, ndr). Imperiale ha seguito costantemente le operazioni e si è preoccupato alla fine di sospendere l’attività di trasporto fino alla zona della provincia di Napoli perché in quel periodo vi era lo stato di zona rossa a causa della pandemia Covid».
Il 7 marzo anche Luca Alvino indirizzava messaggi ad Ursini, «chiedendogli conferma – affermano le carte – degli impegni “lavorativi” della giornata successiva (…) paventando, però, il rischio che si assumevano nel circolare per strada in quei giorni in cui la regione Campania era in zona rossa emergenza Covid 19 e quindi erano stati intensificati i controlli da parte delle forze dell’ordine (“Fra dovete capire che stiamo in zona rossa e nn possiamo fare una giornata piena avanti e indietro. Ti giuro a mio padre che se devo andare in galera per la zona rossa preferisco andarmene”)».
Per gli investigatori, «da questo messaggio risulta evidente che Alvino Luca è consapevole del rischio derivante dal trasporto di sostanze stupefacenti nel periodo in cui la Regione Campania era zona rossa a causa della pandemia Covid. Alvino a cui sono demandati compiti semplici ma – specifica l’ordinanza – molto rischiosi cerca di evitare un rischio ancora più elevato del solito ossia di circolare nel periodo in cui nella Regione Campania sono in vigore le regole restrittive derivanti dai provvedimenti per il contenimento del rischio coronavirus».
Il giorno dopo, in un box nel comune di Quarto Flegreo, un’ambientale capta i discorsi tra Alvino e Luca Cammarota. «Mentre effettuavano il trasbordo dei pacchi – rileva la polizia giudiziaria – venivano registrati brevi tratti di conversazione tra questi ultimi due in cui emergeva il timore di Alvino Luca ad effettuare la consegna del narcotico a causa delle limitazioni imposte in quei giorni dall’emergenza Covid 19 con conseguente limitazione della circolazione delle persone (“…ci dobbiamo fare una tacca addosso, stiamo solo noi sulla tangenziale… ci sta il virus… a parte il fatto ci sta poca gente pensa”)». Il virus incombe ancora.
venerdì, 18 Novembre 2022 - 10:08
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