Il Qatargate è lo scandalo che può travolgere l’Europarlamento, a 8 giorni dall’esplosione del caso. Sulla vicenda aleggia una sensazione: il peggio deve ancora venire. Venerdì 9 dicembre, la procura federale belga ha arrestato l’ex eurodeputato del Pd (ora in Articolo 1) Antonio Panzeri, la vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili (socialista greca), suo padre e il suo compagno italiano Francesco Giorgi (assistente dell’eurodeputato Andrea Cozzolino ed ex assistente di Panzeri), la moglie e la figlia di Panzeri (ai domiciliari in Italia), il segretario dell’ong No peace without justice Niccolò Figà Talamanca (tornato in libertà col braccialetto elettronico)e il capo della Confederazione internazionale dei sindacati, Luca Visentini (liberato il giorno dopo il fermo). Le accuse sono di associazione a delinquere, riciclaggio di denaro e corruzione. L’inchiesta ipotizza una rete di corruzione di funzionari Ue ed eurodeputati, ordita dal Qatar e dal Marocco.
Secondo i magistrati belgi, guidati dal giudice istruttore Michel Claise, la presunta cricca agiva per promuovere l’immagine dei due paesi. Per l’emirato, un obiettivo sarebbe stato anche agevolare il sistema di concessione dei visti. Gli inquirenti hanno trovato 600 mila euro nel residence di Panzeri, altri 600 mila nel trolley del padre di Eva Kaili in fuga dall’albergo, 150 mila in casa di Kaili e Giorgi. Altro denaro è stato rinvenuto nelle abitazioni lombarde di Giorgi e Panzeri. Il primo, interrogato dai magistrati, ha parlato per dieci ore: avrebbe ammesso le responsabilità. Ad inchiodarlo sarebbero alcune intercettazioni. «Ho fatto tutto per soldi di cui non avevo bisogno» avrebbe affermato. Avrebbe anche indicato di sospettare di due europarlamentari del gruppo dei Socialisti e Democratici, come Cozzolino e Marc Tarabella (non indagati). Secondo quanto raccontato, il Marocco sarebbe coinvolto attraverso il suo servizio di informazione esterna, la Dged. Panzeri, Cozzolino e Giorgi sarebbero stati in contatto con la Dged e con Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Marocco in Polonia.
La presenza dei servizi, nella vicenda, non è nuova. La miccia dell’inchiesta sarebbe dell’intelligence belga, che avrebbe piazzato le microspie in casa di Panzeri. Ma le uniche ammissioni, finora, sarebbero arrivate da Giorgi. Kaili è stata destituita dalla vicepresidenza dell’europarlamento, col voto dell’assemblea, ma il suo legale precisa: «La sua posizione è di innocenza. Non ha nulla a che fare con le tangenti del Qatar». Pure Cozzolino rivendica la sua estraneità. Il comitato nazionale di garanzia del Pd, tuttavia, lo ha sospeso in via cautelativa da ogni carica di partito. Ma dalle indagine trapela che sarebbero nel mirino oltre 60 europarlamentari, di diversi gruppi. Per il giudice Claise non ci sarebbero: Antonio Panzeri sarebbe l’anima della vasta organizzazione fraudolenta, i cui atti criminali avrebbero avuto una natura complessa. Intanto, anche l’Italia inizia a interessarsi alla faccenda. La Guardia di Finanza ha deciso di procedere con un esame sommario sui conti di sette italiani, tra i quali Panzeri, rintracciando cifre “consistenti” nella presunta trama di corruzione, che condurrebbe a Doha e Rabat. Una ragnatela che sembrerebbe ampliarsi ogni giorno di più.
sabato, 17 Dicembre 2022 - 16:45
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