Denise Pipitone, condannata l’ex pm che indagò sul caso: parlò di depistaggio nell’inchiesta sulla scomparsa

Foto tratta dalla pagina Missing Denise Pipitone Mp

Lei sosteneva vi fossero stati depistaggi nelle indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone, ma alla fine è stata giudicata colpevole di avere inventato lo scenario del complotto. Maria Angioni, che in qualità di pubblico ministero coordinò le indagini sulla scomparsa della bambina di Mazara del Vallo avvenuta il primo settembre del 2004, è stata condannata oggi a un anno di reclusione, con sospensione della pena, per false informazioni a pubblico ministero. La sentenza è stata emessa dal giudice Giusi Montericcio del tribunale monocratico di Marsala, che ha condiviso l’impostazione accusatoria ma ha disposto una pena meno severa di quella proposta dalla procura (chiesti 2 anni).

Maria Angioni, che non è più in magistratura, è stata accusata di avere mentito ai colleghi della procura di Marsala nel momento in cui ha denunciato depistaggi dell’inchiesta da lei coordinata. L’ex pm, in particolare, puntò il dito contro gli agenti del commissariato di Mazara del Vallo e il loro dirigente Antonio Sfameni, mai indagato ed estraneo nella vicenda. E lo fece comparendo per mesi in tv.

Secondo però la procura, Angioni sapeva perfettamente che quei depistaggi non erano mai esistiti: «Angioni ha assoluto spregio della giustizia, ha ingannato il pubblico ministero e il giudice tutte le volte in cui ha preso la parola; ha presentato confusi documenti tanto sovrabbondanti quanto irrilevanti; ha mantenuto un comportamento ostinatamente calunnioso anche dopo la commissione del reato, infangando nei media la polizia nei Mazara del Vallo», è stato un passaggio della requisitoria tenuta dal pubblico ministero Roberto Piscitello.

«Angioini ha sempre agito con fare sicuro – ha aggiunto il pm Piscitello – le sue affermazioni, spesso rafforzate dal sarcasmo di chi dice solo verità sono state pronunziate in maniera scientificamente calcolata e lucida, con il preciso obiettivo di accreditare la sua visione volutamente denigratoria dell’organo di Polizia preso di mira». Ma perché Angioini avrebbe dovuto gridare all’inquinamento delle indagini? Per il pm Piscitello, Angioni avrebbe cercato di dimostrare all’opinione pubblica che se le indagini non avevano portate a svolte decisive era per colpa di qualcuno diverso da se stessa. Quelle «dichiarazioni» erano «necessarie per giungere alla conclusione che proprio quella infedeltà portò all’insuccesso delle indagini». «Va da sé, allora, come questo atteggiamento psicologico, se da un lato è finalizzato ad allontanare sospetti di incapacità professionale; dall’altro evidenzia che dileggiare il commissariato di Mazara del Vallo fosse diventata per lei una conseguente necessità rispetto alla quale, anche dal punto di vista mediatico, finì per esporsi a feroci critiche», ha aggiunto il pm.

Nello specifico ad Angioni si contestano tre dichiarazioni false. La prima riguarda la disattivazione di una telecamera che, a dire dell’imputata, avrebbe potuto portare elementi utili alle indagini sulla scomparsa della bambina e che sarebbe stata decisa dalla polizia a sua insaputa. Gli inquirenti hanno scoperto che in realtà la telecamera era stata attivata, per la prima volta, su espressa richiesta della polizia e che sarebbe stata disattivata su decisione della Procura, ufficio dell’Angioni, nel 2005. La seconda è relativa all’accusa di fughe di notizie lanciata dall’ex pm che ha raccontato che avrebbe deciso di sottrarre l’ascolto delle intercettazioni agli agenti del commissariato di Mazara perché non si fidava di loro avendo scoperto che alcuni indagati erano informati degli sviluppi dell’inchiesta. Dalle indagini è venuto fuori invece che proprio la Angioni restituì alla polizia l’incarico di ascoltare le intercettazioni, condotta poco coerente, secondo l’accusa, con la scoperta di fughe di notizie. Infine le dichiarazioni sull’ex dirigente del commissariato di Marsala Antonio Sfameni che, a dire dell’imputata, sarebbe stato indagato per “anomalie” nell’inchiesta su Denise: circostanza, anche questa, smentita.

L’ex magistrata, assistita dagli avvocati Andrea e Stefano Pellegrino, quasi certamente presenterà appello contro la sentenza. «Attendiamo di conoscere le motivazioni prima di prendere questa decisione», hanno commentato i legali che la assistono.

Questa vicenda è costata cara a Maria Angioni. La donna ha rassegnato le dimissioni dalla magistratura e dal primo settembre scorso non indossa più la toga.

giovedì, 22 Dicembre 2022 - 21:37
© RIPRODUZIONE RISERVATA