Abuso d’ufficio, il 2023 è l’anno della riforma. E Fi presenta una proposta di legge per accelerare il cambiamento


L’anno di nuove riforme. Sempre in materia di Giustizia. Non c’è Governo che, all’atto dell’insediamento, non abbia dato una sua impronta al Codice penale, riscrivendo norme, introducendone di nuove. E anche l’esecutivo targato Giorgia Meloni sembra intenzionato a percorrere la stessa strada. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha spesse volte indicato la direzione da percorrere e, allora, c’è da scommetterci che questo 2023 partirà con riforme sul terreno della Giustizia.

L’abuso d’ufficio potrebbe essere tra i primi interventi da compiere, visto anche il largo consenso che arriva dalle opposizioni. La norma non piace ai sindaci, di qualsiasi colore esse siano. Toccarla non è un tabù per i magistrati. In chiusura di 2022, Forza Italia si è fatta avanti e ha depositato una proposta di legge, imponendo un colpo di acceleratore alla valutazione politica sul punto. La proposta, depositata alla Camera da Roberto Pella, vicepresidente dell’Anci, Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia, e Pietro Pittalis, consta di un solo articolo che modifica l’articolo 323 del codice penale e che riduce la rilevanza penale del reato cancellando il cosiddetto “abuso di vantaggio”. Nella sostanza punta a non punire più chi con atto amministrativo giova a qualcuno o lo svantaggia, come nella norma in vigore che, secondo gli azzurri, «oltre che desueta» è «dannosa sotto il profilo della pendenza del giudizio».

I deputati propongono quindi di circoscrivere il reato specificando che debba avvenire «consapevolmente», e arrecando “direttamente” ad altri danno ingiusto. Per i sottoscrittori, infatti, il reato di abuso d’ufficio, così come attualmente formulato, “da tempo è causa di paralisi o di rallentamento della pubblica amministrazione”. I deputati di FI ricordano che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, esponendo le linee guida del suo dicastero, ha evidenziato che dai dati sull’abuso d’ufficio emerge «solo il 3% di condanne, mentre le statistiche indicano 5.400 procedimenti nel 2021, conclusi con 9 condanne davanti al gip e 18 in sede di dibattimento».

Lo stesso Nordio, aggiungono, «sensibile alle preoccupazioni e alle istanze avanzate di recente dai sindaci, ha evidenziato che ‘l’unica conseguenza è il rischio di essere indagati’, rilevando la necessità di ‘abbandonare l’idea di tutelare il buon andamento della p.a. con minaccia della pena’».

Le modifiche proposte da Pella, Cattaneo e Pittalis perseguono l’obiettivo di ridurre la rilevanza penale, che cancellerebbe l’abuso cosiddetto “di vantaggio”, vale a dire quando si elabora un atto amministrativo che giova a qualcuno oppure lo svantaggia, che, dicono, «caratterizza la norma nel testo attualmente vigente e che per lo stesso motivo appare oltre che desueto, anche dannoso sotto il profilo della pendenza del giudizio». Inoltre, riguardo all’obiettivo di circoscrivere il reato si tratta di una modifica «al fine di ridurre gli effetti inutili del reato nella sua formula vigente, specificando che debba esserci un effettivo danno diretto, mirato ad una singola persona».

giovedì, 5 Gennaio 2023 - 08:21
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