Ci si interrogherà a lungo sui retroscena della cattura di Matteo Messina Denaro, primula rossa di Cosa Nostra, da anni il ricercato numero uno in Italia. Il primo giallo – emerso negli stessi minuti dell’arresto – riguarda una strana profezia, formulata due mesi fa da Salvatore Baiardo. Un personaggio singolare, nei misteri di mafia.
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Baiardo è ufficialmente un gelataio piemontese, di origini siciliane. Di lui si sa che, negli anni ’90, gestì la latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, altri pezzi da novanta, presi in un ristorante di Milano nel ’94. Nel novembre scorso, Baiardo è stato intervistato da Massimo Giletti per “Non è l’Arena” su La7. Evocando Messina Denaro, ventilava un’ipotesi clamorosa. Un’altra trattativa Stato-mafia, legata alle condizioni di salute del boss. «Matteo Messina Denaro sarebbe malato, potrebbe farsi arrestare» diceva Baiardo. Nell’intervista parlava della riforma dell’ergastolo ostativo – ovvero senza possibilità di libertà condizionale -, norma oggi al vaglio della Consulta. «L’unica speranza per Giuseppe Graviano – sosteneva Baiardo -, sinceramente me lo auguro anche io per loro perché sono giovani, è che venga abrogato questo ergastolo ostativo. C’è anche un nuovo governo e chi lo sa che non arrivi un regalino».
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Inoltrandosi nelle sue congetture, Baiardo aggiungeva: «E chissà che magari, presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? E così arrestando lui esca qualcuno che c’ha l’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore…».
Frasi tutte da decifrare, meno che per un dettaglio: Messina Denaro è, effettivamente, malato. In tema di ergastolo ostativo, il primo consiglio dei ministri di Giorgia Meloni è intervenuto per decreto legge, data l’urgenza della materia. Sulla norma – prevista dall’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario -, infatti, da tempo è attesa la decisione della Corte Costituzionale. Il provvedimento governativo intende scongiurare una pronuncia di incostituzionalità. Ma lo stesso decreto legge, una volta convertito, dovrà essere valutato dalla Corte.
lunedì, 16 Gennaio 2023 - 15:44
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