E adesso restano 4 super latitanti: c’è un nemico di Cutolo, fece a pezzi il cadavere di un giovane malavitoso | I profili

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Preso il ricercato numero uno, Messina Denaro, ne restano quattro. Sono i latitanti più pericolosi, nella lista del Viminale. Ovvero, l’elenco redatto dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti più pericolosi (GIIRL) della Direzione centrale della polizia criminale, nell’ambito del Programma speciale di ricerca.

Al primo posto c’è ora il sardo Attilio Cubeddu. Nato ad Arzana, in Sardegna, nel 1947, è latitante dal 7 febbraio del 1997 quando al termine di un permesso non si presentò nel carcere nuorese di Badu e Carros, dove scontava una condanna a trent’anni per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime. Fin da giovanissimo è noto alle forze dell’ordine a causa dei suoi comportamenti criminali e dei suoi numerosi precedenti penali. Cubeddu ha fatto parte di uno dei gruppi che formavano l’Anonima sequestri, organizzazione dedita ai rapimenti di persona a scopo estorsivo e alle rapine a mano armata. Nel corso della sua esistenza l’Anonima sequestri ne realizzò ben 177. Il più famoso resta quello di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi. Dal 1998 è ricercato in campo internazionale. Per un periodo si è pensato che fosse morto. Oggi, invece, l’ipotesi più plausibile è che si nasconda con la sua famiglia nell’Ogliastra, in Sardegna, protetto da molti fiancheggiatori. Il 18 marzo 1998 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.

Il mafioso Giovanni Motisi, nato il primo gennaio 1959 a Palermo, è ricercato dal 1998 per omicidi, dal 2001 per associazione di tipo mafioso ed altro, dal 2002 per strage ed altro; deve scontare la pena dell’ergastolo. Il 10 dicembre 1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali. I

l camorrista Renato Cinquegranella, nato il 15 maggio 1949 a Napoli, ricercato dal 2002 per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione ed altro. Il 7 dicembre 2018 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.

Cinquegranella è legato a uno degli omicidi di camorra più efferati di sempre: è stato condannato in via definitiva per l’assassinio di Giacomo Frattini, detto Bambulella, affiliato alla Nuova Camorra Organizzata capeggiata dal superboss Raffaele Cutolo, ucciso e orribilmente mutilato il 21 gennaio 1982. Frattini era considerato dai nemici della Fratellanza Napoletana (poi diventata Nuova Famiglia) l’esecutore principale della strage del carcere di Poggioreale. Una carneficina consumata dai cutoliani, approfittando del caos nel penitenziario, per le violente scosse di terremoto del 23 novembre 1980. Un paio di anni dopo il barbaro omicidio, il corpo di Bambulella fu trovato avvolto in un lenzuolo nel bagagliaio di un’auto, mentre la testa, le mani e il cuore furono trovati chiusi in due sacchetti di plastica all’interno dell’auto. Cinquegranella è anche ritenuto coinvolto nell’assassinio di Antonio Ammaturo, il capo della Squadra Mobile napoletana, ucciso a Napoli il 15 luglio 1982, ufficialmente dalle Brigate Rosse. Secondo le risultanze investigative sarebbe stato lui a fornire supporto logistico al gruppo di fuoco brigatista che lo sorprese sotto casa, in piazza Nicola Amore, insieme all’agente Pasquale Paola, anch’egli rimasto ucciso nell’agguato architettato e commesso da Vincenzo Stoccoro, Emilio Manna, Stefano Scarabello, Vittorio Bolognesi e Marina Sarnelli, tutti condannati all’ergastolo.

Infine c’è Pasquale Bonavota (‘ndrangheta), nato il 10 gennaio 1974 a Vibo Valentia, ricercato dal 2018 per “associazione di tipo mafioso” e “omicidio aggravato in concorso”.

martedì, 17 Gennaio 2023 - 17:28
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