Il caso Eni-Shell Nigeria è un nervo scoperto per la procura di Milano. Il giudice dell’udienza predominare Christian Colombo del Tribunale di Brescia ha rinviato a giudizio il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm, poi passato alla procura europea, Sergio Spadaro con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio.
Ai due magistrati imputati viene contestato di non aver depositato prove potenzialmente favorevoli agli imputati del processo sul caso Eni-Shell Nigeria. Accolta, dunque, la richiesta avanzata dai pm Francesco Milanesi e Donato Greco, titolari dell’inchiesta assieme al procuratore bresciano Francesco Prete.
Parte civile è l’ex vice console onorario in Nigeria Gianfranco Falcioni, ex imputato a Milano, il quale, attraverso i suoi legali, gli avvocati Pasquale Annicchiarico e Filippo Schiaffino, ha citato pure il ministero della Giustizia come responsabile civile.
Il dibattimento prenderà il via il prossimo 16 marzo dinanzi ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Brescia. Le condotte contestate ai due imputati eccellenti vanno dal febbraio al marzo 2021: De Pasquale e Spadaro non avrebbero consegnato a difese e giudici «informazioni, prima verbali e poi documentali» segnalate loro dal collega Paolo Storari, venendo così meno alla «imparzialità della funzione giudiziaria, anche requirente». De Pasquale e Spadaro, tuttavia, assumono che il deposito di quelle informazioni avrebbe potuto mettere a rischio il processo poi concluso con l’assoluzione, ora definitiva, di tutti gli imputati.
De Pasquale, come Spadaro, nel corso dell’udienza preliminare, ha rivendicato la correttezza del suo operato ritenendo di non aver commesso alcuna omissione ma di aver agito nel pieno esercizio del suo dovere d’ufficio: si trattava di «valutazioni fatte da un pm in dibattimento. Se si possono sindacare con lo strumento penale le valutazioni che fa un pm in dibattimento – ha sottolineato l’aggiunto -, beh, non dico che siamo a livello di Erdogan, però quasi».
mercoledì, 18 Gennaio 2023 - 19:31
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