L’ex attaccante Cristiano Lucarelli ci mette la faccia. E in un video pubblicato su Instagram difende a spada tratta il figlio Mattia, calciatore del Livorno, dall’accusa di violenza sessuale di gruppo che da ieri lo tiene bloccato ai domiciliari su disposizione del giudice per le indagini preliminari Sara Cipolla del Tribunale di Milano.
«Dopo aver letto gli atti, sono ancora più convinto dell’innocenza di mio figlio», di Lucarelli padre. «Credevate che non ci mettessi la faccia? Mi dispiace deludervi, ce l’ho messa per tante cose, figuriamoci per un ragazzo che ho creato, educato e cresciuto e al quale ho trasmesso dei grandi valori, di orgoglio, tolleranza, di contrarietà ad ogni forma di violenza, soprattutto verso le donne», sottolinea l’ex attaccante del Livorno.
«Se prima ero convinto che mio figlio fosse innocente, dopo aver letto gli atti rafforzo ancora di più l’idea – prosegue l’ex bomber di Atalanta, Parma, Torino e Napoli, con un passato da allenatore sulle panchine di Perugia, Livorno, Catania e Ternana – e inviterei con i commenti a stare calmi, perché non è neanche una sentenza di primo grado ma sono indagini preliminari».
Come Mattia Lucarelli, è finito ai domiciliari il compagno di squadra Federico Apolloni. Sono accusati di avere violentato una studentessa americana nella notte tra il 26 ed il 27 marzo dello scorso anno. A carico dei due ragazzi ci sono anzitutto le dichiarazioni della giovane, ma ci sono anche intercettazioni ambientali e 5 video. C’è un materiale indiziario che, nell’ottica degli inquirenti, racconta la notte dello stupro ma soprattutto la preoccupazione dei giovani indagati di essere scoperti.
Tutto comincia, è l’atto d’accusa tratteggiato dai pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo, in una nota discoteca di Milano sita nella zona Sempione. La giovane americana era lì con un’amica. Poi le due si dividono. Lei aveva bevuto. «Ero ubriaca», spiega. Conosce un gruppo di 5 ragazzi nel locale, che le offrono di riaccompagnarla a casa. Lei accetta. Ma – è il racconto della studentessa – invece di condurla nel suo appartamento, la portano in un’altra abitazione dove la violentano a turno. L’appartamento, dicono gli inquirenti, veniva usato di Lucarelli come appoggio a Milano. I video, recuperati dagli inquirenti, offrono tasselli di quella notte. Si vede che la ragazza fa fatica a salire le scale. Urla, nella sua lingua di non essere toccata»: «Don’t stuck me… I’m not a fucking object» (Non bloccarmi, non sono un oggetto; ndr). Chiede di andare a casa. Ma i cinque non le danno retta. Come riportano oggi diversi organi di stampa, dai video si sentono le voci di alcuni giovani che osservano: «Questa la si tr… in dieci»; «Qui parte lo stupro, eh…». E ancora: «Ragazzi, se lei supera questa porta qui è finita…». La porta viene superata e per la giovane, proseguono gli inquirenti, è l’inizio di un incubo. Un incubo che, pare, alcuni degli indagati riprendono nascondendo un cellulare dietro la borsa della giovane. Quindi uno dice: «Se questa chiama la polizia c’inc… tutti».
All’indomani dello stupro, si sviluppano anche diverse intercettazioni. L’inchiesta è ormai in una fase avanzata, la polizia ha già acquisito i video dai cellulari. Apolloni e Lucarelli si confrontano sull’eventuale accusa di stupro: «Credo che per stupro cioè comunque tu debba averci un livido», osserva Lucarelli. Quindi ci sono una serie di conversazioni tra Lucarelli padre e Lucarelli figlio, con l’ex calciatore che incalza il figlio per capire come stanno le cose e quanti video ci sono: «I video ci sono?», chiede il padre.
E il giovane: «Sì ma meglio di no, non si usano perché fondamentalmente manca l’unico vero che avrebbe chiuso ogni dubbio. Quindi ancora non l’abbiamo scampata ma sono molto fiducioso». In un altro passaggio, sempre riferendosi a un video chiave, Mattia Lucarelli ne parla come un video a loro favore: «No, guarda… te lo giuro… Scagiona. Ti pareva che se c’era una cosa che ci scagiona era facile reperirla? Lo cancellò per non avere problemi in futuro, si fece lì per lì e lo ha cancellato per non avere problemi dopo, perché appunto vai mai a sapere cosa può succedere se lo trovano». Il video, per inciso, non è stato recuperato.
sabato, 21 Gennaio 2023 - 10:20
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