Negli anni Novanta gli omicidi in Italia erano circa 1900 l’anno, molti commessi dal crimine organizzato, negli ultimi 5 anni si sono ridotti a 300 e nel 2022 sono stati 310. E in tre decenni si è passati dal 40% nell’identificazione dei colpevoli di omicidi al 73%. Sono numeri che fanno dell’Italia uno dei pasi «più sicuri in Europa e a fortiori nel mondo» sostiene il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio, alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario 2023. Tuttavia, c’è «un’ombra inquietante, per il fatto che circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell’ambito dei rapporti familiari ed affettivi e una parte molto consistente, 122 su 310, vede come vittima la donna, spesso ad opera del partner o ex partner. Il dato è ormai costante, anche se proprio nell’anno appena concluso in leggera flessione». Come pure «inaccettabili» sono i dati delle morti sul lavoro: oltre mille vittime nell’ultimo anno, in media tre al giorno.
Questo il bilancio delineato da Curzio, dinanzi al parterre che vedeva in prima fila il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il guardasigilli Carlo Nordio e il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli. Quanto ai processi pendenti, le cifre parlano di un calo del 7,2% nel civile dove le cause in attesa sono scese a circa 2mln e 888mila, e nel penale la contrazione è del 4,5% con circa 2mln e 405mila processi da smaltire.
C’è ancora da lavorare, insomma, per gli obiettivi del Pnrr, che prevedono entro il 2026 un taglio del 40% dei tempi di attesa nel civile e del 25% nel penale. Senza dimenticare la scopertura del 13,7% nell’organico della magistratura, cioè 1458 unità mancanti, a fronte di 10558 in servizio. Ma Curzio evidenzia che, nel settore penale, la Cassazione ha già «raggiunto e superato» il target fissato dall’Unione Europea per il disposition time dei processi – il tempo di attesa per la definizione delle cause pendenti – che si attesta a 132 giorni, a fronte della meta indicata di 166 giorni.
Nel complesso, «negli ultimi due anni l’arretrato è stato ridotto in modo corposo» sottolinea il primo presidente. Nel civile erano pendenti all’inizio del 2021 120.473 processi e il 2022 ha chiuso “portandoli a 104.8722, quindi 15.601 in meno”. Il miglioramento è derivato soprattutto “dal numero delle decisioni: nel 2021 più di 40mila, nel 2022 più di 36mila. Il prossimo step è portare i tempi dagli attuali 1063 giorni ai richiesti 976. Nel penale, all’inizio del 2021 i procedimenti pendenti erano 24.478, e il 2022 si è chiuso riducendoli a 18.323. La differenza in meno è di 6.155 processi. Anche nel penale il numero delle decisioni è cresciuto: nel 2021 sono state 47.040, nel 2022 si è superato il livello di 50mila (50.775).
venerdì, 27 Gennaio 2023 - 09:50
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