Uccisi a Ercolano, i pm: «Ergastolo al camionista. Sparò senza motivo, in lui nessun senso di pietà»

omicidio fusella pagliaro con fotini
Il luogo dell'omicidio (foto Kontrolab)

«La pena non può che essere l’ergastolo, quella più alta che la società civile può immaginare. E non ci sono attenuanti che tengano perché nulla è emerso nelle condotte di Palumbo da lasciare spazio alla concessione di attenuanti. Nulla che abbia lasciato intravedere un senso di pietà». Con queste parole i pubblici ministeri Daniela Varone e Luciano D’Angelo hanno motivato la richiesta di condanna al carcere a vita per Vincenzo Palumbo, l’autotrasportatore di Ercolano sotto processo per avere ucciso a colpi di fucile due bravi ragazzi, Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro. Palumbo è accaduto di duplice omicidio con l’aggravante dell’uso di un’arma da fuoco.

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Lui si è sempre giustificato dicendo di avere ritenuto Fusella e Pagliaro due ladri che stavano cercando di intrufolarsi nella sua proprietà a Ercolano, ma i magistrati durante la requisitoria hanno sottolineato che «Palumbo ha ucciso al di là di ogni ragionevole dubbio per vendetta e senza alcuna causa di giustificazione». La procura non ha mai creduto, infatti, alla versione di Palumbo.

Il duplice omicidio si consumò nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2021 nella zona di San Vito. I due ragazzi erano a bordo di una macchina e, presumibilmente, si persero tra i vicoletti di San Vito. Compirono più volte uno stesso breve percorso, sino a passare sotto casa di Palumbo. L’uomo uscì sul terrazzino di casa, imbracciò il fucile e sparò verso la macchina, anche sul tettuccio. I due amici, entrambi residenti a Portici, furono raggiunti da una pioggia di piombo che non lasciò loro scampo. «Credo che tanti si siano chiesti cosa facessero Pagliaro e Fusella lì sopra – ha detto il pm D’Angelo in un passaggio – Tutti, tranne la pubblica accusa: perché non interessa. Unica cosa che interessa in questa aula di giustizia è cosa non stessero facendo: non stavano ponendo in essere nessuna aggressione né al patrimonio, né al domicilio, né all’integrità delle persone perché loro non sono mai scesi dalla macchina».

Per la procura l’unica cosa che conta è il danno arrecato senza ragione da Vincenzo Palumbo. «Tullio e Giuseppe sicuramente erano due persone che avevano voglia di vivere e il diritto di continuare a farlo. La loro scomparsa, oltre a creare un enorme dolore all’interno delle famiglie e della comunità popolosa nella quale vivevano, crea anche un vulnus all’interno della comunità e la presenza del Comune di Portici lo testimonia. Ma, più in generale, crea un vulnus in tutta una comunità che non ha potuto fregiarsi del loro apporto alla vita perché la morte è arrivata troppo presto», ha detto il magistrato.

Il processo è stato aggiornato al 9 febbraio, quando parleranno le parti civili delle famiglie dei due giovani uccisi. Mentre il 16 marzo la parola passerà all’ avvocato Giovanni Abet difensore di Palumbo e, in quella sede, ci sarà la sentenza.

«Ovviamente nessuno potrà ridarmi indietro mio figlio – dice Immacolata Esposito, mamma di Giuseppe Fusella – L’ emozione è stata così forte da non trattenere le lacrime. Mi affido a Dio e alla giustizia affinché i giudici accolgano la richiesta dei pm. Ringrazio i Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco che, anche a titolo affettivo, sono sempre stati presenti».

martedì, 31 Gennaio 2023 - 12:57
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