La riforma Cartabia, coi suoi nuovi meccanismi di sconto di pena, aiuta Alberto Genovese, l’ormai ex imprenditore del web condannato per avere prima stordito con un mix di droghe e poi violentato due modelle, la prima nella residenza Villa Lolita a Ibiza e l’altra nel suo attico, con vista sul Duomo di Milano, chiamato Terrazza Sentimento.
Processato in primo grado con il rito abbreviato (formula che prevede lo sconto di un terzo della pena), Genovese è stato condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione. Per tentare di ottenere una riduzione della condanna, Genovese era pronto a ricorrere in Appello dove però la ‘partita’ avrebbe potuto avere anche un esito a lui infausto (i giudici si sarebbero potuti pronunciare per una conferma del verdetto di primo grado).
Poi però è arrivata la riforma Cartabia e la strategia difensiva è cambiata. Niente più ricorso in Appello, Genovese accetta la condanna disposta lo scorso 18 settembre dal giudice per le indagini preliminari Chiara Valori e va all’incasso. Sì, perché la riforma Cartabia ha introdotto uno sconto automatico di un sesto sulla pena inflitta in caso di rinuncia al ricorso sulla sentenza giunta all’esito del rito abbreviato: un premio, in buona sostanza, per avere fatto risparmiare soldi e tempo alla giustizia. In tal modo Genovese si è visto garantito un abbassamento della pena, che scende a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni. Uno sconto di pena importante che fornisce ai difensori di Genovese una carta da giocare per evitare all’ex imprenditore di tornare in carcere o quantomeno di restarci a lungo.
Genovese è attualmente ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi dalla cocaina ma, con la sentenza definitiva, potrebbe vedersi notificare un ordine di carcerazione ‘non sospeso’, considerato che il reato di violenza sessuale è ostativo alla concessione delle misure alternative al carcere. E, allora, ecco che la riforma Cartabia coi suoi automatismi sugli sconti di pena potrebbe rivelarsi per Genovese un alleato prezioso.
Ma in che modo? Anzitutto, la condanna definitiva di 6 anni, 11 mesi e 10 giorni non è la pena reale che Genovese deve terminare di scontare. L’imprenditore fu arrestato il 6 novembre del 2020 e da allora è sempre stato detenuto, prima in carcere (dove ha trascorso 9 mesi) e poi ai domiciliari (in una clinica specializzata per la disintossicazione): questo periodo di detenzione presofferta andrà scalato dalla condanna finale; inoltre andranno scalati anche i giorni di liberazione anticipata cui Genovese ha diritto per legge. A conti fatti Genovese dovrebbe terminare di scontare più o meno 4 anni e 5 mesi. La difesa di Genovese punterà proprio su questi calcoli per cercare di fare evitare il carcere a Genovese su questo procedimento. Per legge, Genovese – pur in presenza di un reato ostativo quale la violenza sessuale – può ottenere una misura alternativa al carcere se la pena scende sotto la soglia dei 4 anni.
Quindi, se l’ordine di carcerazione dovesse arrivare a stretto giro, Genovese potrebbe tornare in carcere ma, non appena saranno trascorsi i mesi necessari a far scendere la pena sotto i 4 anni, gli avvocati potranno chiedere l’affidamento ai servizi sociali o la detenzione domiciliare presso una clinica per continuare il percorso di disintossicazione.
L’imprenditore, intanto, deve fare i conti con un altro procedimento, di cui è attesa la richiesta di rinvio a giudizio per abusi su altre due ragazze con lo stesso schema, intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico.
mercoledì, 1 Febbraio 2023 - 16:24
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