Caso Cospito, Nordio fa scudo a Delmastro e attacca i magistrati. Duello in aula con Cafiero de Raho


Rispondendo al Question Time alla Camera, blinda il sottosegretario Delmastro – indagato per le propalazioni sul caso Cospito – e attacca i magistrati. Come sempre, quando parla degli ex colleghi, il ministro Nordio non la manda a dire: «È una aspirazione velleitaria e metafisica che la spedizione di una informazione di garanzia possa essere oggetto di una dimissione. Oggi riguarda Delmastro, un domani potrebbe riguardare voi». Il guardasigilli, replicando all’interpellanza del M5S, si rivolge ai deputati, in primis quelli dell’opposizione. Le minoranze sono sulle barricate con la richiesta di dimissioni, per Delmastro e il collega di partito Donzelli, vicepresidente Copasir, reo di aver diffuso ala Camera i presunti dialoghi sul 41 bis tra Cospito, alcuni boss mafiosi, e 4 parlamentari del Pd andati successivamente a trovare l’anarchico in carcere.

Proprio sulle parole di Donzelli, pronunciate il 31 gennaio scorso, si sono concluse le audizioni, davanti al Giurì d’onore di Montecitorio. Il parlamentare di FdI aveva attaccato i deputati Debora Serracchiani, Andrea Orlando, Silvio Lai, il senatore Walter Verini, per la loro visita, sempre lo scorso mese, nella casa circondariale di Sassari. Tra gli auditi, Orlando afferma di essere intervenuto «a difesa dell’onorabilità dei singoli» e a salvaguardia dell’istituto che prevede il diritto-dovere del parlamentare a visitare in carcere i detenuti.

In contemporanea con i lavori del Giurì, Nordio ribadisce come gli atti rivelati da Donzelli non fossero segreti, e che non saranno i magistrati a decidere il contrario. Secondo il ministro, trattandosi di intercettazioni ambientali raccolte in carcere tra Cospito e due boss contro il 41-bis, e quindi passate dal Dap al ministero, sarebbe toccato solo a lui apporre o meno il segreto. Scelta non compiuta, come il ministro della giustizia sottolinea. «Per quanto riguarda l’intervento della magistratura – spiega – noi siamo rispettosissimi e attendiamo con fiducia quello che è l’esito dell’indagine che riguarda l’onorevole Delmastro». Tuttavia «se la qualifica dela segretezza o meno dell’atto non dovesse più dipendere dall’autorità che forma l’atto», cioè il ministero di via Arenula, ma dalla «interpretazione della magistratura, potrebbe crearsi una problematica che potrebbe e dovrebbe essere risolta in altra sede». Un modo di evocare un conflitto di attribuzione, alzando il livello dello scontro con le toghe.

In un precedente intervento alle Camere sul caso, Nordio aveva parlato di atti di «limitata divulgazione». E oggi precisa che quella formula non implicava una secretazione, configurando invece una «mera prassi aministrativa interna». Poi il ministro si erge quasi ad avvocato del suo sottosegretario. Per «quanto riguarda il reato di divulgazione di segreto d’ufficio (ipotizzato per Delmastro, ndr) – incalza -, la parola ‘segreto’ non può essere interpretata in modo estensivo in malam partem – contro cioè la persona che è indagata. Tutti sanno che la norma penale può essere interpretata in modo estensivo soltanto in bonam partem. Quindi quello che è segreto è segreto, quello che non è segreto non rientra tra gli atti dei quali si sta oggi parlando».

Dai banchi dell’aula gli risponde a muso duro un altro ex magistrato, Federico Cafiero de Raho, oggi deputato del M5S, già procuratore nazionale antimafia. «Delmastro deve dimettersi e – afferma – se non lo fa deve essere il governo a rimuoverlo dall’incarico. Le sue responsabilità sono evidenti e a dimostrarlo ci sono anche delle norme chiarissime che evidentemente Meloni e i suoi ignorano». In tandem con la collega pentastellata Valentina D’Orso, Cafiero de Raho bolla, in una nota, come «evasiva e deludente» la risposta di Nordio, mentre «avrebbe dovuto rispondere con la lealtà che la Costituzione gli impone».

«Il decreto del ministero della Giustizia n. 115 del 1996 – sostengono i 5 Stelle – esclude l’accesso per le relazioni di servizio, le informazioni ed altri atti che contengono notizie da tenere segrete per la tutela dell’ordine e della sicurezza delle carceri e della repressione della criminalità organizzata. Non c’è dubbio che la relazione del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, che riporta i colloqui tra detenuti al 41bis, rientri tra i documenti inaccessibili per motivi di ordine e sicurezza pubblica. Non poteva averla nemmeno Delmastro che non ha la delega al trattamento dei detenuti. Le norme parlano chiaro, il sottosegretario deve prenderne atto e lasciare. oppure il ministro e il governo tutto intervengano per revocare l’incarico». Invece, su Delmastro faranno quadrato.

mercoledì, 22 Febbraio 2023 - 23:24
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