Qatargate, Panzeri su Cozzolino: «Infastidiva l’ambasciatore marocchino coi soldi». La replica dei legali: «Inventa»


Alla vigilia dell’udienza sull’estradizione dell’europarlamentare napoletano Andrea Cozzolino (Pd), travolto dallo scandalo ‘Qatargate’, piovono indiscrezioni sulle nuove dichiarazioni rese dall’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri che ha accettato di collaborare con la giustizia.

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Come rivelato da Repubblica e da due testate belghe, Panzeri ha spiegato alle autorità belghe che Cozzolino, al pari di Alessandra Moretto e Brandi Benifei, sarebbe stato eletto in Europa nel 2019 grazie ai voti decisivi della comunità marocchina nei loro rispettivi collegi. Questo perché, ha argomentato Panzeri, la comunità – che seguiva le direttiva di Abderrahim Atmoun, ambasciatore marocchino a Varsavia e grande amico di Panzeri – aveva necessità di individuare all’interno dell’Europarlamento persone sulle quali poi contare nel momento del bisogno.

Sul conto di Cozzolino, Panzeri – come riportato da Repubblica – ha dichiarato: «Atmoun mi ha chiamato perché Cozzolino lo infastidiva coi soldi. Mi ha chiesto se potevo anticipargli 10mila euro per lui e l’ho fatto. Ho portato questa somma a Cozzolino nel 2021. Questa somma non mi è stata rimborsata».

Parole che pesano come macigni e che potrebbero fare la differenza in occasione dell’udienza per l’estradizione fissata per questa mattina dinanzi ai giudici della ottava sezione della Corte d’Appello di Napoli. Lo sanno bene i legali di Andrea Cozzolino, attualmente ai domiciliari nella sua abitazione al Vomero. Non a caso gli avvocati si sono affrettati a diramare una nota per contestare le nuove indiscrezioni sulle accuse rivolte da Panzeri.

«Apprendiamo, ancora una volta dai giornali, di dichiarazioni provenienti da Antonio Panzeri che coinvolgerebbero, tra gli altri, l’on. Andrea Cozzolino, con un racconto immaginifico e gassoso, tipico di chi non sa niente e inventa l’incredibile per guadagnarsi i benefici promessi e ottenuti. È il lato oscuro del pentitismo interessato, ma quello che più rileva è che sia dato alle sue parole tanto credito, in mancanza di elementi esterni di riscontro. Non può lasciare indifferenti, infatti, che egli avrebbe reso tali dichiarazioni il 14 febbraio ovvero dopo l’arresto di Cozzolino, avvenuto il 10 febbraio, senza che ancora vi fossero elementi nei suoi confronti».

Gli avvocati ricordano poi che, come messo in luce dal Times, «Panzeri e Giorgi avrebbero condiviso la stessa cella in carcere mentre venivano interrogati». «Uno scenario sempre più opaco – concludono i legali -, dietro il quale si sta giocando una partita di politica estera sul ruolo delle istituzioni europee parallela e sotterranea, e sul cui sfondo continua ad aleggiare l’azione dei servizi segreti, che ci fa fondatamente dubitare che il sistema giudiziario belga possa garantire a Cozzolino un giusto processo».

martedì, 28 Febbraio 2023 - 10:44
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