Pasolini, chiesta la riapertura dell’inchiesta sulla morte avvenuta 48 anni fa: «Esami su 3 profili di Dna»


L’hanno trovato morto in uno degli uffici del Senato a palazzo Cenci. E’ giallo intorno alla morte del senatore del Partito democratico Bruno Astorre. La procura della Repubblica di Roma ha avviato, come atto dovuto, un fascicolo di indagine. Il procedimento, come avviene in questi casi, è rubricato come istigazione al suicidio. Bruno Astorre – nato a Roma l’11 marzo 1963 – avrebbe tra poco compiuto 60 anni. Senatore dal 2013 era segretario regionale del Pd nel Lazio dal dicembre del 2018. Era sposato con Francesca Sbardella, sindaca eletta con il Pd di Frascati.
La notizia della morte di Astorre ha scosso il mondo della politica. I messaggi di cordoglio sono arrivati da qualsiasi schieramento politico.

Riaprire il caso della morte di Pier Paolo Pasolini e affidare alle attuali strumentazioni l’esame di tre profili di Dna individuati nel 2010 dai carabinieri del Ris sui reperti trovati sulla scena del crimine. L’avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti, ha presentato alla procura della Repubblica di Roma la particolare istanza con la quale si chiede di rispolverare il caso della morte dell’intellettuale avvenuta all’Idroscalo di Ostia, sul litorale di Roma, il 2 novembre del 1975. L’istanza consta di alcune centinaia di pagine: nel carteggio si sottolinea che la notte del delitto, l’allora 17enne Maurizio Abbatino – condannato in via definitiva come responsabile dell’omicidio a 9 anni e 7 mesi – non fosse da solo.

«Ci sono almeno tre tracce, tre ‘fotografie’ di persone – afferma Maccioni – e ciò giustifica il perché, dopo quasi 50 anni, è ancora possibile arrivare ad una verità giudiziaria. Una verità che si baserebbe su dati scientifici, sulla presenza di tre profili genetici: da qui si deve partire per svolgere le indagini per accertare a chi appartengono». I tre profili di Dna furono individuati sugli abiti che Pasolini indossava la notte della tragedia. «In quella indagine si è fatto un lavoro importante ma parziale, vennero esaminati circa 30 Dna ma oggi è tempo di fare verifiche più diffuse tenendo presenti anche le dichiarazioni di Abbatino, detto Crispino, che alla Commissione Antimafia dà una giustificazione sul perché Pasolini si recò all’Idroscalo di Ostia: non era lì per consumare un rapporto sessuale occasionale con Pelosi, con il quale lo scrittore aveva una relazione da alcuni mesi, ma per riottenere, in cambio di denaro, le ‘pizze’ di ‘Salò’ che gli erano state sottratte e a cui teneva tantissimo». La sera dell’omicidio, viene sottolineato nell’istanza, Pasolini raggiunse l’Idroscalo di Ostia perché aveva un appuntamento: era convinto di recuperare le ‘pizze’ del film ‘Salò, le 120 giornate di Sodoma’ che gli erano stato sottratte. Quelle pellicole furono rubate da Crispino su commissione nel Ferragosto del ’75 in un capannone di Cinecittà.

Per Maccioni, Grieco e Giovannetti, Pasolini venne sostanzialmente «condotto in una trappola a Ostia, utilizzando Pelosi come una sorta di esca, e lì venne aggredito a morte. Nell’istanza forniamo molti elementi, tante tessere che i magistrati devono mettere insieme. I pm convochino Abbatino». Per i tre i mandanti dell’assassinio sono da ricercare nel romanzo Petrolio, l’opera di Pasolini rimasta incompiuta e pubblicata solo nel 1992. «E’ scritto lì, sono lì i nomi dei mandati», afferma Grieco.

venerdì, 3 Marzo 2023 - 22:32
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