Omicidio di Ugo Russo, il pm vuole integrare la perizia balistica ma è braccio di ferro con la difesa del carabiniere

ugo russo murales

La procura vuole ‘riaprire’ l’incidente probatorio e ottenere un supplemento alla perizia balistica per blindare l’accusa. Colpo di scena, ieri (giovedì 10 marzo) all’udienza preliminare sull’omicidio di Ugo Russo, il 15enne dei Quartieri Spagnoli che nella notte tra il29 febbraio e il primo marzo del 2020, armato di una ‘scacciacani’, tentò la rapina a una coppia ferma in macchina e rimase ucciso dai proiettili esplosi dall’automobilista preso di mira, poi rivelatosi un carabiniere libero dal servizio.

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La richiesta di integrazione è arrivata dal pubblico ministero Simone De Roxas che ha trascinato il carabiniere sul banco degli imputati per l’accusa di omicidio volontario: il magistrato ritiene che il carabiniere abbia esploso il colpo letale (quello che raggiunse Russo alla testa) mentre il 15enne, già ferito da un primo proiettile, si stava allontanando. Alla richiesta della procura si è opposto il collegio difensivo del carabiniere (rappresentato dagli avvocati Mattia Floccher e Roberto Guida).

Secondo la difesa, il carabiniere sparò quel colpo letale mentre Ugo Russo lo minacciava da distanza con quella che poi si scoprì essere una ‘scacciacani’. La richiesta della procura è arrivata a seguito della deposizione dell’esperto balistico Emanuele Paniz. Spetterà adesso al giudice Tommaso Perrella decidere il da farsi: l’udienza è stata rinviata al 27 aprile. Presente in tribunale la famiglia di Ugo, che è difesa dagli avvocati Fusco, Di Donato e Mormile.

Durante la celebrazione dell’udienza, all’esterno del Tribunale si sono riunite in presidio persone aderenti al comitato ‘Verità e giustizia per Ugo Russo’. «Onestamente abbiamo seguito sempre con attenzione il grosso lavoro di indagine che è stato fatto seppure in tempi lunghissimi, ma oggi non possiamo che manifestare la nostra forte inquietudine sul fatto che in mancanza di prove e fatti nuovi sia il Pm a chiedere un supplemento di indagine rispetto a quanto realizzato in sede di incidente probatorio e che ha portato gli stessi pubblici ministeri a formulare l’accusa di omicidio volontario. Si tratta infatti di perizie che sono state già oggetto di una lunghissima valutazione da parte loro», hanno commentato dal Comitato.

I manifestanti hanno esposto uno striscione ricordando di avere cancellato spontaneamente, martedì mattina, il murale dedicato al quindicenne.

Il ritratto del giovane fu realizzato sull’onda della commozione per la sua morte dalla street artist Leticia Mandragora. Criticato da molti perché ritenuto un omaggio alla delinquenza realizzato abusivamente, è finito al centro di un contenzioso legale concluso con la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato la rimozione del murale respingendo lo scorso 8 febbraio, così come aveva già fatto il Tar, il ricorso contro la decisione del Comune presentato dal comitato “Verità e giustizia per Ugo Russo”.

Al posto del murale ci sono ora due striscioni. Quello con la scritta “Potete censurare un murale ma non la verità: Giustizia per Ugo Russo!” fatto stampare dopo un’assemblea di quartiere, l’altro con la scritta “Censura”.

«Il murale è stato e resterà uno dei simboli della lotta per la verità sull’omicidio di un ragazzo di 15 anni del nostro quartiere, per sapere se quella maledetta notte del primo marzo 2020 fu eseguita una pena di morte senza processo che ha cancellato il suo futuro – hanno detto dal Comitato – Ma anche simbolo della campagna di repressione mediatica e istituzionale di questa rivendicazione».

venerdì, 10 Marzo 2023 - 16:07
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