Giustizia, ok a due mozioni di centrodestra e Terzo Polo: separazione delle carriere, stretta intercettazioni, bavaglio stampa


Due mozioni sulla giustizia penale, formalmente separate. Ma oggettivamente convergenti, e con molte affinità. Le ha approvate la Camera su presentazione del centrodestra, con un documento unitario, e del Terzo Polo. Il menù prevede separazione delle carriere per i magistrati, stretta sulle intercettazioni e sulle misure cautelari, il superamento della legge Severino e di quella sull’abuso d’ufficio, il varo della prescrizione sostanziale, oltre ad altri paletti nella comunicazione tra inquirenti e stampa.

LA MOZIONE DEL CENTRODESTRA
La mozione unitaria della maggioranza riguarda iniziative in materia di processo penale in relazione al rispetto dei principi costituzionali, su cui il governo aveva espresso parere favorevole, impegna l’esecutivo «a monitorare l’applicazione dei principi costituzionali», «a rendere effettivo, anche attraverso iniziative culturali e di informazione, il principio di non colpevolezza previsto dall’articolo 27 della Costituzione», «ad adottare le opportune iniziative normative in materia di misure cautelari personali atte a garantire il principio di presunzione di non colpevolezza di cui all’articolo 27 della Costituzione, incidendo, a monte, sui presupposti per la loro applicazione e, nello specifico, su quelli non aderenti al necessario rispetto del principio di legalità quali quello previsto dall’articolo 274, comma 1, lettera c) del Codice di procedura penale e, quindi, rafforzando sia il controllo giurisdizionale sulle medesime sia l’obbligo motivazionale», «ad adottare iniziative normative volte a rendere effettiva la ragionevole durata dei processi», «a tutelare i diritti del soggetto indagato o imputato attraverso iniziative normative mirate», «ad adottare iniziative normative per disciplinare ulteriormente la materia delle intercettazioni onde evitarne l’abuso» e «ad adottare le iniziative di competenza necessarie atte ad inibire la pubblicazione, anche parziale, del contenuto di intercettazioni, nell’equo contemperamento del principio della presunzione di non colpevolezza con il diritto di cronaca».

Il testo impegna, inoltre, il governo «in materia di intercettazioni, ad adottare le opportune iniziative normative volte ad assicurare l’utilizzo come strumento di ricerca della prova, individuando, a seguito della conclusione della indagine conoscitiva che si sta svolgendo al Senato, eventuali disfunzioni o lacune normative», ad adottare «iniziative normative in ordine al tema della prescrizione con il fine di ristabilire la prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio», ad adottare «iniziative normative volte a prevedere, in materia di inutilizzabilità degli atti di indagine acquisiti in violazione di legge, l’assolutezza del relativo divieto ex articolo 191 del Codice di procedura penale, anche nel caso di ricorso da parte dell’imputato a riti alternativi», ad intraprendere le «necessarie iniziative normative in materia di regime di impugnabilità delle sentenze di proscioglimento da parte del magistrato del pubblico ministero, in asse con i principi costituzionali ed europei», ad adottare «le opportune iniziative normative volte a modificare il decreto legislativo 31 dicembre 2012, numero 235, prevedendo che le cause di sospensione degli amministratori regionali e locali siano allineate con i principi costituzionali ed europei in materia di giusto processo», ad adottare «iniziative normative volte a riformare il reato di abuso di ufficio», «ad adottare le iniziative normative volte a modificare l’articolo 346-bis del Codice penale in materia di traffico di influenze illecite, alla luce dei principi di tassatività e tipicità, necessarie a garantire il principio di legalità, nel rispetto dei vincoli discendenti dalla sottoscrizione della Convenzione di Merida, tipizzando maggiormente le relative condotte e posticipando la tutela penale in relazione all’effettivo risultato lobbistico».


Il documento impegna, infine, l’esecutivo «ad adottare iniziative normative relative ai fenomeni baby gang e a combattere il fenomeno dello spaccio di sostanza stupefacente anche di piccola quantita», ad adottare «iniziative normative volte: a combattere le truffe agli anziani, a tutelare l’inviolabilità del domicilio da occupazioni arbitrarie, nell’ottica di una funzionale esecuzione della pena, al fine di contrastare il sovraffollamento carcerario, ad adottare iniziative volte a far sì che i detenuti stranieri scontino la pena nei propri Stati di origine», «a procedere con una riforma dell’ordinamento penitenziario per garantire piena dignità l detenuto, con programmi di lavoro dei detenuti stessi, sicurezza nelle carceri, assunzioni per la polizia penitenziaria e la costruzione di nuovi istituti penitenziari» e «a valutare l’opportunità di prevedere percorsi alternativi alla detenzione per i detenuti tossicodipendenti, come già previsti dall’ordinamento penitenziario, anche mediante il maggior coinvolgimento degli enti del Terzo settore».

LA MOZIONE DEL TERZO POLO
La mozione presentata da Azione-Italia viva, concernente iniziative di competenza in materia di processo penale in relazione al rispetto dei principi costituzionali, su cui il governo aveva espresso parere favorevole, impegna l’esecutivo a favorire e sostenere l’approvazione di una riforma costituzionale volta alla separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura», «a predisporre, con una rivisitazione organica, il ripristino della disciplina della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio, rimuovendo le criticità attuali derivanti dalla legge 3/2019, come previsto dall’ordine del giorno numero 9/705/149 accolto dal governo», «a invertire la tendenza al ‘panpenalismo’ e a ricondurre il nostro ordinamento giuridico ai principi della sussidiarietà e dell’extrema ratio del diritto penale, nonché ai principi della certezza e della tassatività delle fattispecie penali e delle relative sanzioni, oggi minati dalla proliferazione e frammentazione di norme incriminatrici penali speciali e delle conseguenti previsioni sanzionatorie, promuovendo un intervento organico volto a prevedere la depenalizzazione delle violazioni che non ledono gli interessi collettivi sino al punto di meritare una sanzione penale», «a prevedere l’abrogazione dell’articolo 323 del Codice penale, o in subordine a modificare il decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 al fine di escludere la sospensione di diritto dalle cariche regionali e locali in caso di condanna non definitiva per il reato di abuso d’ufficio, e ad intervenire rendere tassativa la fattispecie del reato di traffico di influenze, raccogliendo le istanze ripetutamente formulate dagli amministratori locali», «ad intervenire sulla disciplina delle impugnazioni per renderla compatibile con il diritto di difesa costituzionalmente garantito, rimuovendo le limitazioni formali e sostanziali all’appello introdotte con le riforme degli ultimi anni, come previsto nell’ordine del giorno 9/705/136 accolto dal governo», a valutare «possibili modifiche normative coerenti con la Costituzione che prevedano l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento da parte del pubblico ministero».

Il testo impegna, poi, il governo «a modificare la disciplina in materia di custodia cautelare prevedendo che essa sia disposta dal giudice che procede in composizione collegiale», «a modificare l’articolo 114 del Codice di procedura penale estendendo il divieto di pubblicazione ‘letterale’, consentendola solo ‘nel contenuto’, anche alle ordinanze con le quali vengono disposte le misure cautelari fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare», «a intervenire sulla disciplina delle intercettazioni telefoniche e ambientali, con particolare riferimento alla loro diffusione, soprattutto se riguardano terzi non indagati e vengono estrapolate dal contesto generale, e a rafforzare il controllo giurisdizionale sull’impiego dei trojan che, vista la peculiarità dello strumento, necessita di una rigorosa disciplina ad hoc, valutando la possibilità che l’autorizzazione a disporre l’intercettazione mediante inserimento di captatore informatico sia disposta dal tribunale in composizione collegiale», «a prevedere che il Procuratore della Repubblica, nell’ambito del procedimento penale, depositi la documentazione relativa ai costi sostenuti per le intercettazioni, le consulenze tecniche e le altre spese di Giustizia, ad esercitare le deleghe attribuite dalla legge 17 giugno 2022, numero 71, con particolare attenzione al l’istituzione del fascicolo per la valutazione del magistrato previsto dall’articolo 3, comma 1, lettera h), numero 1), ai fini di un suo rigoroso utilizzo ai fini delle valutazioni di professionalità e delle valutazioni delle attitudini per il conferimento degli incarichi, in materia di presunzione di innocenza, a garantire il rispetto dell’articolo 5 del decreto legislativo 20 febbraio 2006, numero 106 e l’attuazione dell’articolo 2, comma 1 lettera v) del decreto legislativo 23 febbraio 2006, numero 109, anche tramite un monitoraggio da parte dell’Ispettorato generale del ministero della Giustizia circa gli atti motivati dei procuratori della Repubblica in ordine alla sussistenza dell’interesse pubblico che giustifica l’autorizzazione a conferenze stampa e comunicati degli organi inquirenti, come previsto nell’ordine del giorno 9/547-A/9 accolto dal governo», ad adottare «tutte le misure necessarie al fine di garantire il rispetto della capienza regolamentare delle carceri».

giovedì, 16 Marzo 2023 - 14:42
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