Due anni fa aveva dovuto abbandonare la toga su decisione della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. Donato Ceglie, magistrato che aveva lasciato il segno per l’impegno nel contrasto alle ecomafie e all’abusivismo edilizio in Campania, ha visto riaccendersi le speranze di tornare a lavoro.
Le Sezioni Unite Civili della Corte Suprema di Cassazione hanno infatti annullato il provvedimento con il quale, l’8 ottobre 2021, il Csm ha radiato Ceglie dalla magistratura. La notizia è stata resa nota dall’avvocato Fabio Viglione, difensore del magistrato. «Siamo profondamente soddisfatti – commenta Viglione – per una decisione che ha condiviso pienamente le nostre argomentazioni. Abbiamo sempre creduto nel sistema giudiziario e nella forza dei rimedi giuridici attraverso i quali correggere errori. Peraltro, la decisione delle Sezioni Unite arriva dopo le assoluzioni con formula piena che hanno riguardato il magistrato, ogni qual volta è stato giudicato in sede penale ed è stato posto nelle condizioni di poter esercitare il diritto di difesa».
Il Csm stabilì la sanzione per per due delle condotte che gli venivano contestate dalla procura generale della Cassazione: aver ricevuto denaro da un imprenditore e da suo fratello in cambio di favori legati al suo ruolo di magistrato; e aver ottenuto l’uso gratuito di un appartamento di proprietà di un consulente tecnico per incontri con donne, anche in questo caso facendo leva sul suo ruolo.
Ceglie ha di fatto smesso di lavorare nel marzo 2016 quando fu sospeso dalle funzioni per via di un’inchiesta che lo riguardava e che poi ha spinto il Csm a intervenire. In quegli anni era sostituto procuratore generale a Bari. Prima era stato sostituto procuratore generale a Napoli, ma prima ancora aveva lavorato a Santa Maria Capua Vetere come pubblico ministero.
Per via dell’inchiesta Ceglie ha subito anche un processo. In primo grado (13 novembre 2017) fu condannato (dai giudici della ottava sezione penale del Tribunale di Roma) a un anno e mezzo per abuso d’ufficio per una storia di presunte consulenze mai autorizzate fatte alla Coldiretti nazionale e intestate ad altro soggetto. Poi nell’ottobre 2020 la terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma cancellò la condanna e lo mandò assolto.
sabato, 18 Marzo 2023 - 08:00
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