«Molestata dal procuratore Creazzo cercò la giustizia fai da te anziché denunciare»: così il Csm ha condannato la pm vittima


La decisione assunta a febbraio di sanzionare il pm Alessia Sinatra, perché ella aveva auspicato che il Csm fermasse le ambizioni del procuratore Giuseppe Creazzo di diventare capo della procura di Roma in quanto persona spregevole per averla molestata, aveva già sollevato un vespaio di polemiche. Ma con la pubblicazione delle motivazioni alla base della ‘condanna’ le polemiche hanno trovato nuovo vigore.

Per la sezione disciplinare del Csm – è la sintesi – il pm Alessia Sinatra cercò di farsi giustizia da sola, fomentando Luca Palamara ad indirizzare le scelte del Csm quando invece avrebbe dovuto denunciare Creazzo. Per usare le parole esatte del Tribunale delle toghe, il pm Sinatra «ha ritenuto più opportuno, anziché denunciare l’accaduto all’autorità giudiziaria nell’immediatezza dei fatti, utilizzare tale impropria e obliqua modalità di reazione rivolgendosi, in prossimità della votazione del plenum del CSM, all’amico Palamara affinché condizionasse dall’esterno l’attività consiliare».

Ricorrendo «in una sorta di ‘giustizia fai da te’ intesa dall’incolpata come unica modalità suscettibile di darle soddisfazione e riparare in qualche modo il danno subito». Per il Csm «la dottoressa Sinatra, nonostante il suo status da magistrata, ha dimostrato evidente e profonda sfiducia nell’istituzione giudiziaria così direttamente colpendone il prestigio e, contestualmente, ledendo la sua stessa immagine di magistrata attraverso l’indebita via dell’appartenenza correntizia, ponendo in essere una condotta che rileva anche sul più generale versante deontologico». Secondo il Tribunale delle toghe, quello di Sinatra non era un semplice sfogo scaturito dal naturale rancore nutrito verso chi aveva approfittato di lei, ma era «sintomatico dell’intesa tra i due soggetti (Sinatra e Palamara, ndr) che a qualunque costo avrebbero dovuto condizionare negativamente i componenti del Csm nella votazione».

Duro il commento del professore Mario Serio, difensore della pm di Palermo Alessia Sinatra: la sentenza è «unilaterale nella prospettazione giuridica e storica», «carente nella motivazione» e «illogica», ma soprattutto «rimarca l’incolmabile distanza rispetto al sentire comune della società civile ed allontana il Csm dalla sensibilità e solidarietà nei confronti di donne abusate». Per Serio la sentenza è illogica perché «ignora del tutto la complessa attività istruttoria, la sentenza della Cassazione che si è pronunciata sulla responsabilità dell’altro magistrato e non si sofferma nemmeno incidentalmente sulle chiare e drammatiche spiegazioni fornite anche verbalmente dall’incolpata circa il proprio stato psicologico». E’ anche illogica «perché tra l’altro addebita alla vittima la mancata proposizione di azioni civili e penali malgrado la puntuale spiegazione che la stessa ha ripetutamente dato». Per il legale «l’unico conforto è dato dalla critica unanime e trasversale della sentenza pubblicamente espressa in ogni contesto professionale, politico, culturale».

La vicenda delle molestie commesse da Creazzo emerse per pure caso. La procura di Perugia stava indagando sull’allora pm Palamara ed aveva inoculato un ‘trojan’ nel cellulare del magistrato. Così facendo i magistrati inquirenti avevano iniziato a spiare tutte le conversazioni di Palamara, disegnando lo scenario delle ingerenze nelle nomine di alcuni capi di procura e dando il là allo scandalo che travolse il Csm e ha portato alla radiazione dalla magistratura di Palamara.

Tra le conversazioni intercettate, saltò fuori anche uno scambio di messaggi tra Sinatra e Palamara. Si parlava di Creazzo, della sua candidatura a procura di Roma. Sinatra definì ‘porco’ Creazzo, alluse a qualcosa di grave che le era accaduto e si augurò che il Csm fermasse la sua carriera. Saltò così fuori che il 12 dicembre 2015 Creazzo, quando era procuratore di Firenze, molestò sessualmente la pm in un corridoio dell’albergo in cui si trovavano per un convegno di Unicost.

Il Csm ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Creazzo, conclusosi con la condanna del magistrato consistita nella perdita di due mesi di anzianità. Tuttavia, a gran sorpresa, il Tribunale delle toghe se l’è presa anche Sinatra, contestandole quei messaggi. La Pg della Cassazione Gabriella De Masellis voleva la pm Sinatra innocente, ma i giudici l’hanno condannata e adesso viene spiegato anche il perché.

giovedì, 30 Marzo 2023 - 22:42
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