Milan a valanga, quella ancestrale capacità di Napoli (e del Napoli) di farsi male da sola | L’intervento

di Salvatore Barbuto, avvocato

Nella serata di Napoli Milan, Spalletti gioca a mascherare il Napoli. La città ha da tempo iniziato i preparativi per una festa attesa oltre 30 anni, ma il tecnico non sembra d’accordo. Il sorteggio della Champions ha fatto esultare per aver pescato il Milan, quale ostacolo per la semifinale.Spalletti lo aveva detto a chiare lettere da subito: non ci sta. Non ci sta a festeggiare prima del tempo e, soprattutto, non ci sta a passare per favoriti nella doppia sfida coi rossoneri. Cosa fare, dunque ? Semplice, mascherare il grandissimo Napoli di questa stagione, per dare l’idea che non sia tutto oro quello visto finora. Dapprima Osimhen, tornato malconcio dagli impegni della nazionale, spedito in fretta e furia in tribuna, per evitare anche il minimo rischio in vista di Milano. Quindi la mossa geniale: schierare le controfigure dei fuoriclasse ammirati ad oggi, per mischiare le carte, abbassare i toni, ritardare le feste prima della matematica, ma soprattutto ribaltare l’inerzia del confronto champions. Ora nessuno oserà dire che il pronostico è scontato e che il Napoli è strafavorito nella sfida al Milan. Geniaccio di un toscano.

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In realtà, il Napoli cade in una buca, una piccola voragine, concentrando tutto il brutto di una stagione in una sola gara ed è un Napoli talmente inguardabile, da pensare che sia impossibile ripetere una serata come questa.

Leao e Diaz fanno a fette quello che resta del Napoli, impotente per poco più di un’ora, fino alle prime sostituzioni, che assomigliano a una vera resa, per mandare in archivio una sfida mai iniziata. Troppo in palla e troppo affamato il Milan, troppo svagato e troppo lento questo Napoli per poter immaginare una fine molto diversa.
Eppure, la vera notizia della serata è, purtroppo, un’altra ed è relativa all’ancestrale capacità di Napoli, prima ancora del Napoli, di farsi male da sola.
In un’annata magica, attesa da una vita e, forse anche per questo, inaspettata in queste proporzioni, si assiste a un delirio collettivo.
In una paradossale contesa tra tifosi organizzati e società, è abbastanza difficile intuire chi possa vincere, ma facilissimo comprendere che ci perdono tutti.
Ci perde la squadra, privata per la seconda volta dopo la Lazio di un sostegno fondamentale, e Spalletti non sa più come ribadirlo.
Non si avvantaggia la società o il suo Presidente, offeso per 90′ nonostante gli straordinari risultati.

Di certo, non ci guadagna il pubblico, quello degli ultras, che decidono di restare fuori o, peggio ancora, di entrare per poi ammutolire lo stadio tutto, anche con modalità intollerabili.
Interdetti e mortificati tutti gli altri sostenitori, invitati a una festa e costretti a subire i cori dell’unico spicchio di stadio urlante, quello dei tifosi rossoneri.
È assurdo come non si riesca a trovare una valida interlocuzione tra proprietà e tifo; è inspiegabile come si preferisca usare il pugno duro verso la tifoseria locale, lasciando a quella ospite la possibilità di entrare con qualsiasi vessillo, striscione o petardo. Infine, è incredibile che un tifoso riesca a costringere la propria passione, convincendosi che sia più importante lottare per un principio, piuttosto che tifare per la propria squadra almeno durante i 90′.
Nel contesto di una città pronta alla festa, l’immagine di questo stadio, in preda all’isteria e vittima della contestazione, ci azzecca poco e niente.
Per l’ennesima volta, Napoli sembra vittima di una capacità unica di farsi male da sola.

lunedì, 3 Aprile 2023 - 10:59
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