Bologna, ex medico della Virtus arrestato per la morte della moglie: «Fu omicidio». Indagato per il decesso della suocera

Isabella Linsalata e il marito Giampaolo Amato

Una relazione extraconiugale, forse il desiderio di lasciare la moglie per vivere appieno la storia clandestino e, infine, quel ‘delirio’ nel vivere i rapporti che lo faceva apparire come un ‘pazzo’ anche agli occhi della giovane donna con la quale condivideva segreti sentimenti. Giampaolo Amato è in carcere da ieri con l’accusa di avere ucciso la moglie Isabella Linsalata ed è sospettato (ma è indagato a piede libero) di avere ammazzato pure la suocera, Giulia Tateo, deceduta 22 giorni prima della figua. Due eventi morte che risalgono nel tempo e sui quali adesso la procura sta accendendo i riflettori. L’uomo è molto conosciuto: specializzato in oftalmologia e in medicina dello sport, con un dottorato in scienze neurologiche, è stato medico sociale della Virtus Pallacanestro (dal 2013 al 2020) e dipendente dell’Ausl di Bologna (che lo ha sospeso), anche se dal primo aprile risulta fuori turno all’ospedale Maggiore.

Isabella Linsalata, 62 anni, specialista in ginecologia e ostetricia, fu trovata senza vita nel suo appartamento di Bologna, in zona Murri, lo scorso 31 ottobre del 2021. Fu l’ostinazione di alcune persone a lei care nel chiedere l’autopsia a dare una svolta inattesa all’inchiesta: Isabella – è emerso – è stata avvelenata. Secondo la procura Amato avrebbe somministrato di nascosto alla moglie benzodiazepine e un anestetico ospedaliero, entrambe sostanze facilmente reperibili per un medico.

Lui ha sempre negato. Fatto sta che, senza le insistenze di chi voleva bene a Isabella, non ci sarebbe stato questo colpo di scena. Quel 31 ottobre 2018 Amato chiamò il 118 dicendo di avere trovato la donna priva di sensi nel letto del loro appartamento in via Bianconi. I sanitari constatarono il decesso, attribuendolo a cause naturali. Ma vi è di più: dalle indagini sarebbe emerso che già alcuni anni prima la donna potrebbe essere stata oggetto di altre somministrazioni di benzodiazepina a sua insaputa, che si suppongono riconducibili al marito e mai denunciate, e che le avevano causato episodi di malessere e di narcolessia. «Nel mese di maggio 2019, la sorella della vittima, proprio a seguito di uno degli episodi di immotivato malore, aveva recuperato dall’abitazione di Isabella una bottiglia di vino ritenuta il mezzo di somministrazione della sostanza causante la narcolessia in quell’occasione», ripercorre il gip Claudio Paris nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita a carico di Amato.

I risultati, ritirati il 21 maggio 2019, avevano rilevato un valore altissimo di benzodiazepina nelle urine della donna che però, «pur comprendendo la gravità dell’accaduto, aveva imposto alle sue amiche e a sua sorella di tenere segreto il risultato delle analisi perché non voleva rovinare la carriera del marito, ma soprattutto per il bene dei figli così da preservarne il rapporto con loro padre». «Per tale motivo la vittima aveva deciso di non tenere in casa il referto del laboratorio e l’aveva consegnato all’amica che lo aveva custodito per lei fino alla sua morte», si legge nell’ordinanza.

Isabella Linsalata era in pericolo. E sapeva pure che i suoi problemi erano collegati alla relazione extraconiugale del marito. L’altra donna pressava Amato affinché si separasse e in un caso mandò alla figlia della coppia le conversazioni tra lei e Amato, per dimostrarle l’amore provato dal padre nei suoi confronti. Per questa ragione Linsalata, tramite il suo avvocato, inviò una diffida alla giovane donna. Ma il triangolo amoroso non si interruppe. L’altra donna non è mai uscita di scena, benché ella non avesse una grande considerazione dei comportamenti di Amato. «Giampaolo, io prima di incontrare te ero felice. Ero una persona normale. Mi ha fatto diventare nevrotica. Tu sei diabolico», scriveva in una chat del 16 aprile 2019, acquisita agli atti. E ancora: «Non conosco nessuno in grado di ferire. E raccontare bugie. Come te. Sei pericoloso». Il rapporto tra i due si fece teso a seguito della morte della moglie di Amato e dell’apertura dell’indagine. La donna iniziò anche a nutrire dubbi sulla responsabilità di Amato: «Ma secondo te, ci dobbiamo veramente iniziare a pensare, questo qua fuori di testa può aver fatto qualcosa quella sera?», diceva al telefono a un’amica il primo aprile 2022. Nella conversazione con l’amica, si chiede la giovane donna: «Questo riesce ad essere un pazzo furioso, ma davvero noi siamo convinti che lui… non si sia fatto venire un momento di delirio, perché io in quel periodo no non gli rispondevo più al telefono, non ci sentivamo più: ero dura di nuovo…». E proprio la giovane donna viene posta dal gip nel «concreto rischio di subire una sorte analoga a quella della Linsalata, tanto più ove la stessa dovesse decidere davvero di rifarsi una vita».

Vi è di più: nei primi mesi del 2022, furono diverse le conversazioni intercettate in cui la donna minacciò Amato di chiamare i carabinieri o di fargli avere una diffida da un legale. Intenzioni che però non hanno avuto seguito perché, come confidato a un’amica, non voleva causargli ulteriori complicazioni nell’indagine in cui era coinvolto. Amato, hanno ricostruito gli investigatori, alternava infatti periodi di ‘silenzio telefonico’ a altri di ‘martellamento’. Mostrando una personalità «spiccatamente narcisistica caratterizzata da dialettica anche rabbiosa e violenta», evidenziando chiari atteggiamenti persecutori nei confronti della donna, ‘colpevole’ di non voler continuare la relazione pur avendogli ‘giurato eterno amore’.

Il movente sentimentale è la principale ragione dell’omicidio. L’indagato viene descritto dal gip come «un uomo al cospetto di dolorosissime decisioni, diviso com’è tra la volontà di non far soffrire i propri familiari e il desiderio di vivere liberamente la sua relazione con la giovane amante (che tuttavia nella sua mente, nonostante la non semplice tempistica di realizzazione, ha ormai assunto un’incidenza soverchiante)». Proprio per via «delle sue palesate ambiguità subisce in quel periodo una serie di pressioni, frustrazioni ed umiliazioni che ne fanno un uomo all’angolo, infelice e pericoloso». Il giudice, accogliendo e facendo proprie le richieste della Procura, prosegue il ragionamento: «È chiaro che questo stato di cose si risolverebbe d’un tratto se cessasse di frapporsi l’unico ostacolo alla sua storia d’amore” ossia “il suo matrimonio con la Linsalata; o meglio, si risolverebbe in maniera tutto sommato indolore per l’immagine che vuole preservare di sé, se tale matrimonio cessasse per cause di forza maggiore, per nulla riconducibili agli occhi dei terzi alle sue défaillances di marito, ed al suo desiderio, potenzialmente già trapelato o comunque intuibile, di lasciare la moglie per un’altra donna». Sullo sfondo anche il movente economico: per il gip esso riguarda la situazione «tutt’altro che florida» dell’indagato, anche per via «della dispendiosità della relazione extraconiugale». Sicché “«vrebbe molto da perdere da un eventuale divorzio con la moglie – che viceversa dispone di un apprezzabile patrimonio immobiliare – e già gliene ha prospettato la possibilità». Di contro, «l’eventualità di rimanere vedovo, oltre a regalargli la possibilità di vivere finalmente la propria storia d’amore» con l’amante, «gli offrirebbe altresì una lusinghiera successione».

mercoledì, 12 Aprile 2023 - 19:01
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