Inchiesta sul voto di scambio a Melito, le accuse all’imprenditore Rostan: quei rapporti coi ras degli Amato-Pagano

procura di napoli
Procura di Napoli (foto kontrolab)
di Gianmaria Roberti

La legge vieta il carcere per gli ultrasettantenni, salvo vi siano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Secondo il gip Isabella Iaselli del tribunale di Napoli, è proprio il caso di Emilio Rostan, l’imprenditore arrestato nell’ambito dell’inchiesta su presunte infiltrazioni della camorra nel Comune di Melito.

Rostan è considerato dagli inquirenti il regista dell’elezione di Luciano Mottola, il giovane sindaco eletto al ballottaggio del 18 ottobre 2021, anch’egli finito in cella. Al 76enne imprenditore, i pm Giuliano Caputo e Lucio Giugliano della Dda di Napoli contestano lo scambio elettorale politico-mafioso e la corruzione di un consigliere comunale. L’ordinanza di misura cautelare lo raffigura come personaggio dalle svariate e influenti relazioni. È anche il padre di Michela Rostan, deputata dal 2013 al 2022, passando dal Pd a Leu, per approdare poi ad Italia Viva, e infine a Forza Italia. L’ex parlamentare, non indagata, per le fonti investigative non ha alcun ruolo nella vicenda, in cui è invece coinvolto il padre.

«È il medesimo Rostan che si proietta nel futuro – si legge nel provvedimento del gip – come rivela in maniera evidente l’ambientale (…) del 17/02/2022 nel corso della quale egli afferma che per le sue molteplici amicizie che spaziano dalla Dia al capo-zona di Melito se si tornasse a votare tra sei mesi i loro voti sarebbero raddoppiati. È proprio la dichiarazione chiara della volontà di procedere a nuovi accordi con chiunque, anche con la criminalità organizzata». In un primo momento, tra l’altro, l’imprenditore lamenterebbe che il clan Amato-Pagano «li aveva ostacolati». Tuttavia «è altresì vero – sostiene il giudice – che successivamente non ha disdegnato di scendere a patti proprio con il reggente a Melito». I pubblici ministeri lo accusano di «aver accettato la promessa» di Vincenzo Nappi, ritenuto «storico referente» degli Amato Pagano a Melito. Nappi, detto Enzuccio ‘o pittore, è stato ammazzato in un agguato lo scorso 23 gennaio, mentre mangiava in un ristorante. Gli inquirenti collocano la sua reggenza dal giugno 2021, data della latitanza di Salvatore Chiariello, considerato il predecessore. Di Nappi, rispetto a Chiariello, Rostan avrebbe avuto miglior considerazione. In un’intercettazione, l’imprenditore spiegherebbe pure di averlo avuto alle proprie dipendenze in passato («è più bravo quello ha fatto l’operaio con me»).

Rostan, per la Dda, avrebbe stretto un patto anche con Giuseppe Siviero, «altro affiliato di spicco del clan Amato Pagano con il ruolo di gestore ed organizzatore del complesso delle attività di spaccio all’interno delle palazzine popolari del Rione cd. 219». L’obiettivo sarebbe stato, in questo caso, «di procurare, per il ballottaggio, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento omertoso derivante dalla organizzazione camorristica denominata, al candidato sindaco Mottola Luciano i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad essi legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni e intimidazioni, in cambio dell’erogazione a ciascuno di loro di somme di denaro non meglio accertate e di altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione camorristica».

E sarebbe «significativa sul punto l’ambientale del 23.08.2022 ore 12:02 nel corso della quale comincia ad interessarsi delle elezioni politiche del 2023 e quanto agli accordi per le comunali afferma testualmente “certe operazioni, le ho fatte io, non personalmente io, le idee …” e ribadendo di aver anche sborsato a tal fine una somma di danaro». Insomma, per gli investigatori «Rostan ha effettivamente creato nel tempo – afferma l’ordinanza – una rete di amicizie che gli consentono di muoversi nell’ombra, con tutte le cautele possibili (al telefono non parla mai se non prendere appuntamenti) ed è in particolare significativo l’incontro intercettato in data 09/10/2021 con esponente della criminalità organizzata napoletana, presentatogli da Martinelli Rosario che nella prima fase delle elezioni era stato il portavoce del clan. Nello stesso senso si ricordano ancora le conversazioni del 18/09/2021 quando riesce ad avere contatti anche con un detenuto agli AADD (arresti domiciliari, ndr) a Cassino appartenente a persone di Giugliano “un po’ particolari”».

D’altro canto, Rostan vanterebbe «conoscenze con imprese disposte ad assumere grazie anche ai buoni rapporti intessuti dalla figlia parlamentare (come lui stesso dichiara) e che poi sono diventati suoi». L’imprenditore è accusato di corruzione di Massimiliano Grande (per lui il gip ha disposto i domiciliari), consigliere comunale al quale avrebbe consegnato duemila euro. L’obiettivo, secondo le indagini, sarebbe stato di indurlo a votare la Lista Grande Napoli alle elezioni del consiglio della Città Metropolitana di Napoli. La contestazione si fonda su tre intercettazioni ambientali, attraverso il trojan installato sul cellulare di Rostan, e su accertamenti bancari. Il 17 febbraio 2022, in un incontro, Grande direbbe all’imprenditore: «Andiamo al dunque stamattina è venuto qualche amico di Napoli… come tu ben sai a me mi piace essere chiaro… mi hanno offerto duemila euro… io personalmente prima di dire si …ho detto faccio un passaggio da Emilio …mille euro adesso per la firma della lista e mille euro dopo, quando si lavora … se sei d’accordo tu …. loro lo facciamo con te questa operazione … e siamo a posto senza perdere tempo ….va bene?».

«L’attività di corruzione posta in essere nei confronti di Grande Massimiliano – scrive il gip Iaselli – rivela il suo impegno costante ed attuale che ancora una volta si proietta nel futuro; invero nel corso dei suoi incontri con il Grande Rostan si mostra disponibile a procurare favori al medesimo Grande per la realizzazione di altre intese, rivelando di avere conoscenze nel settore della Sanità pubblica. Le intercettazioni hanno rivelato il suo impegno costante ed attuale nonché una grande lucidità e capacità di intessere accordi senza mai esporsi di persona, ma sostenendo altri (come Mottola che non stima ma può essere manovrato o i familiari come la figlia ed il nipote [pure non indagato, ndr] ) sempre per raggiungere i propri fini con una sorta di malcelata soddisfazione per la sua abilità». Per il giudice «vi è quindi la certezza che Rostan Emilio ove sottoposto a misura meno afflittiva troverebbe modo per commettere altri reati e vi sono elementi concreti per ritenere che ove fosse sottoposto a misura meno afflittiva come gli arresti domiciliari riuscirebbe a trovare il modo per continuare a commettere reati della stessa specie».

martedì, 18 Aprile 2023 - 20:30
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