Caserta, avvocato rapinato e pestato in casa. Il penalista: «Violenza cieca, inspiegabile. Ho pensato di morire»

L'avvocato Vittorio Giaquinto
L'avvocato Vittorio Giaquinto

I malviventi si sono introdotti in casa sua, e non si sono fatti alcuno scrupolo. Per l’avvocato penalista Vittorio Giaquinto l’inizio del raid si è trasformato in un incubo. «Sono stato vittima di una violenza cieca, inspiegabile. Ho pensato davvero di morire», racconta lui ancora fortemente scosso per l’accaduto.

«Ho aperto la cassaforte, ho dato soldi e però loro continuavano a picchiarmi. E ne volevano sempre di più», dice.

Brutta storia quella consumatasi nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 aprile a Caserta. La banda di malviventi, composta da 4 persone, ha preso di mira un palazzo antico nel cuore del centro storico di Caserta, in via Tanucci, a pochi passi dalla Reggia Vanvitelliana, dove gli appartamenti sono collegati da terrazze esterne. Inizialmente i delinquenti si sono introdotti in un appartamento, attiguo a quello di Giaquinto, dove risiedono due anziani, quindi – terminato il colpo – hanno raggiunto la casa del penalista passando dal terrazzo esterno che collega le due unità abitative. Anche questa coppia era presente in casa. I rapinatori hanno costretto l’anziana a chiamare Giaquinto, facendogli dire che «mio marito non sta bene». L’avvocato è dunque uscito su questo terrazzo confinante, lo ha percorso e quando è arrivato nell’area dei due anziani è stato aggredito. I malviventi lo hanno colpito e picchiato forte. «Erano quattro persone incappucciate», dice Giaquinto. Il penalista a questo punto è stato trascinato nella casa degli anziani, legato al tavolo della cucina con del nastro adesivo.

«Il sangue mi colava sulla faccia e non mi faceva respirare – è il racconto dell’avvocato a ‘La Repubblica’ – Ho cercato di impietosire i quattro banditi, dicendo ‘Andiamo nel mio appartamento che vi do tutto quello che ho’. Quando li ho finalmente convinti a lasciare l’abitazione, mi hanno trascinato nuovamente per il terrazzo, senza scarpe».

Una volta in casa l’avvocato ha aperto «ho aperto loro la cassaforte, ma più davo soldi e preziosi e più mi colpivano perché ne volevano altri». I malviventi hanno continuato a picchiare Giacquinto, infierendo senza pietà: «Sono stato minuti interminabili, in cui mi aspettavo potesse succedermi di tutto, anche che potessero uccidermi». Quando i rapinatori hanno raccolto il bottino, hanno condotto Giaquinto in bagno e lo hanno legato, stringendogli le mani con delle fascette. «Sono riuscito a tagliere le fascette dopo tempo e tanta fatica con delle forbici che erano nel bagno. Così mi sono liberato e ho chiamato la Polizia». L’avvocato ha riportato la frattura di uno zigomo e di alcune costole, ne avrà per 30 giorni. Parte dell’aggressione è stata ripresa da una telecamera installata sul terrazzo.

lunedì, 24 Aprile 2023 - 11:03
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