Ex Whirlpool, vertenza a lieto fine dopo 4 anni: compra Tea Tek, salvi 312 posti di lavoro. Cos cambierà il polo di Napoli


La vertenza Whirlpool, apertasi quando il ministro del Lavoro era Luigi Di Maio e al governo vi erano Lega e Cinque Stelle, si è chiusa. E, dopo tanto tribolare, è arrivato il lieto fine. Il compendio produttivo ex Whirlpool sito in Napoli alla Via Argine n. 310-312, passa nella disponibilità della Tea Tek Group spa, azienda (con sede operativa ad Acerra) leader nella progettazione e realizzazione di impianti elettrici per acquedotti ed industrie. Salvi 312 posti di lavoro. La notizia è stata resa nota dal Commissario straordinario del Governo della ZES Campania, l’avvocato Giosy Romano: «Sono stati rispettati i tempi prefissati».

«Il nostro impegno fin dal primo giorno è stato garantire e tutelare la produzione e i lavoratori. Il risultato conseguito è la plastica dimostrazione del valore e delle potenzialità della nostra Zona Economica Speciale e del grande apporto della sinergia istituzionale. Il lavoro messo in campo nei mesi scorsi insieme al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla Prefettura di Napoli, alla Regione Campania, al Comune di Napoli e alle Organizzazioni Sindacali sta dando i suoi frutti», ha concluso Giosy Romano.

Con l’avvento della nuova proprietà, cambia inevitabilmente la mission della fabbrica: non si produrranno più lavatrici ma pannelli fotovoltaici di nuova generazione. La Tea Tek l’ha spuntata su un’altra candidata che aveva risposto alla gara per l’acquisizione bandita dalla Zes Campania: a suo favore ha giocato il fatto che l’azienda, nel piano presentato, aveva previsto l’assunzione dei lavoratori inseriti nel bacino ex Whirlpool e altre 28 assunzioni, tutte di donne con meno di 36 anni, di cui 16 a tempo indeterminato. La Tea Tek, nata nel 2009, fa capo ai fratelli Granisso.
Non ci speravano più gli operai della Whirlpool, che hanno lottato a lungo per salvare il loro futuro. Gli ultimi quattro anni sono stati, per loro, di pura passione. E di lotta. «Siamo l’Italia che resiste, Napoli non molla», ripetevano. Quattro anni di vertenze, cortei e manifestazioni, blocchi stradali all’ingresso dell’autostrada.

«Oggi speriamo che si concretizzi la possibilità di tornare a lavoro», ha detto l’operaio Vincenzo Accurso. «Ci auguriamo che si riapra la possibilità di riportare il lavoro in quell’area – ha affermato – Sono 4 anni che portiamo avanti una vertenza per salvare il nostro lavoro».

La multinazionale americana aveva deciso di sospendere le attività produttive del sito industriale, determinando il licenziamento di tutti gli operai della fabbrica. Era il maggio 2019. E pensare che nell’ottobre precedente, al Mise, la multinazionale aveva sottoscritto un’intesa per un piano di investimenti da 250 milioni e zero esuberi, per il triennio 2019-2021. Un accordo che fu un buco nell’acqua: i vertici della multinazionale decisero di non procedere con quell’accordo sottoscritto al Ministero e che vedeva il Governo italiano impegnato ad accompagnare il piano con una cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2020.

mercoledì, 26 Aprile 2023 - 20:59
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