Raid per vendicare l’omicidio del nipote del boss, la Cassazione conferma le colpe ma dispone un nuovo processo su 2 punti

aula tribunale

La responsabilità nel tentato omicidio di Salvatore Pennino è acclarata, ma sull’aggravante della matrice camorristica e sulla negazione delle attenuanti generiche si dovrà aprire una nuova discussione.

I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno accolto in parte il ricorso presentato nell’interesse degli imputati Giovanni Amendola, i fratelli Giovanni e Antonio Carfora, e Raffaele Iovine, tutti condannati per avere cercato di vendicare la morte del giovanissimo Nicholas de Martino.

Nipote del boss ergastolano Nicola Carfora detto “‘o fuoco”, il 17ebnne Nicholas de Martino venne accoltellato a morte la notte del 25 maggio 2020 in via Vittorio Veneto a Gragnano, in provincia di Napoli. Con lui rimase ferito anche il cugino.

Poche ore dopo qualcuno attentò alla vita di Salvatore Pennino, che rimase ferito. Questo raid fu firmato, per gli inquirenti, da Amendola, dai fratelli Carfora e da Iovine. Un fatto ritenuto acclarato anche dalla Corte di Cassazione. E, tuttavia, gli stessi ‘ermellini’ hanno ritenuto necessaria una rilettura sulle aggravanti.

Per la magistratura i due agguati si inserirebbero nel conflitto per lo spaccio di stupefacenti controllato dalla criminalità organizzata, di qui l’aggravante della matrice camorristica. Avverso questo aspetto la difesa ha opposto eccezioni che hanno trovato accogliemento.

Per l’omicidio di Nicholas Di Martino sono stati condannati in primo grado a 18 anni di carcere Maurizio Apicella e 10 anni Ciro Di Lauro.

sabato, 29 Aprile 2023 - 17:46
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