Napoli, ‘stesa’ per vendicare l’omicidio Costanzo: il gip lascia in cella i 2 indagati, uno è un calciatore del Portici (ex Inter)

maranzino nocerino
Nella foto da sinistra Gaetano Maranzino e Matteo Nocerino
di maga

Hanno scelto di non proferire parola. Di non commentare quelle pesanti accuse che dalla notte tra venerdì e sabato li tengono bloccati in prigione. Gaetano Maranzino, il calciatore del Portici che è stato cresciuto nel vivaio dell’Inter, e il genero del boss Antonio D’Amico, Matteo Nocerino, hanno atteso in silenzio lo svolgimento dell’udienza di convalida del fermo a loro carico.

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Udienza dall’epilogo prevedibile: fermo convalidato ed emissione della misura di custodia cautelare in carcere. Confermate anche tutte le ipotesi tratteggiate dal pubblico ministero Simona Rossi della Direzione distrettuale antimafia di Napoli: porto e detenzione illegale di arma da sparo (una pistola), spari in luogo pubblico, due diversi episodi di ricettazione (l’uno in riferimento a un Tmax, e l’altro in riferimento alla pistola) e resistenza a pubblico ufficiale, tutti reati aggravati dalla matrice camorristica.

Maranzino (difeso dall’avvocato Luca Mottola) e Nocerino (difeso dall’avvocato Sara Piccini) sono accusati di avere partecipato a una ‘stesa’ in piazza Volturno per ‘vendicare’ la morte del 26enne Vincenzo Costanzo (cugino di primo grado di Maranzino e nipote acquisito del boss Antonio D’Amico), ammazzato a colpi di pistola la notte di giovedì durante i festeggiamenti del Napoli. Non solo: i due rispondono anche di essersi sottratti all’alt di una volante della polizia che li aveva incrociati in via Volta, dando vita a un inseguimento terminato in via Argine, altezza via Mario Palermo. Qui i due, che viaggiavano su un Tmax risultato rubato, sono stati bloccati: Nocerino, il passeggero, aveva una pistola; Maranzino ha tentato un’ultima disperata fuga a piedi ma è stato catturato.

A legare i due alla ‘stesa’ è un poliziotto libero dal servizio, che ha assistito al raid armato intimidatorio messo a segno da 4 persona in sella a due scooter. Il poliziotto ha segnalato l’accaduto alla Centrale, dando così la stura alla mobilitazione di diverse volanti per cercare i centauri. E’ così che in via Volta due agenti del commissariato San Giovanni-Barra hanno intercettato due scooter con 4 persone in sella, e ritenendo fossero loro i responsabili hanno provato a fermarli. Una volta condotti in Questura, Maranzino e Nocerino sono stati riconosciuti dal poliziotto libero dal servizio, circostanza che ha integrato anche la contestazione di spari in luogo pubblico.

La difesa valuterà adesso il ricorso al Riesame. Tra i punti che potranno essere oggetto di discussione e che sono stati già affrontati in sede di convalida vi è l’aggravante della matrice camorristica: la Dda ha inquadrato l’azione nel contesto malavitoso di Ponticelli, ritenendola una reazione all’omicidio di Vincenzo Costanzo, considerato attualmente ai vertici del clan D’Amico. Scenario pesante soprattutto per Maranzino (figlio di Italia Scarallo, quindi nipote di Anna Scarallo che ha sposato Antonio D’Amico), che sino ad oggi si era tenuto lontano da vicende delinquenziali: il 23enne, sin da adolescente, ha coltivato la passione del calcio, entrando nelle giovanili dell’Inter e restando coi neraruzzurri sino al compimento dei 18 anni. Poi è stato ceduto alla Spal e successivamente ha militato in diverse squadre di serie D (come il Savoia, il Sorrento, l’Angri), sino ad approdare (nuovamente) al Portici, dove da pochi mesi aveva firmato il contratto. Un contratto adesso strappato, come la possibilità che la vita aveva concesso a questo ragazzo di poter vivere una vita onesta lontana dalle logiche della violenza e della vendetta che scandiscono la storia di un clan di camorra.

lunedì, 8 Maggio 2023 - 20:46
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