E’ la chiusura di un ciclo. Il coronamento di una carriera brillante ma non priva di ostacoli. Anzi, un ostacolo: quello di natura giudiziaria che per qualche anno ha fermato ai box una naturale progressione professionale, che lo ha colpito nel profondo ma non l’ha mai spezzato.
La tenacia da poliziotto di razza e la grande considerazione di cui ha sempre goduto sono stati la sua forza, e gli hanno consentito di navigare nel mare in tempesta di una delicata inchiesta giudiziaria che avrebbe potuto affondare chiunque.
Vittorio Pisani, l’indimenticato capo della Squadra di Napoli che fu ribattezzato l’«acchiappalatitanti» per l’importante numero di boss di camorra, in fuga, arrestati dalla sua squadra, è il nuovo capo della Polizia. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla nomina: Pisani lascia, dunque, il ruolo di vicedirettore dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) e raccoglie il testimone da Lamberto Giannini, nominato prefetto di Roma.
Natali catanzaresi, Pisani – 55 anni – ha seminato a Napoli la maggior parte dei suoi più importanti successi professionali. A lui e ai suoi uomini si deve la cattura di boss dell’Alleanza di Secondigliano, come Eduardo Contini ‘o romano e Vincenzo Licciardi. Per non parlare dei blitz contro la criminalità organizzata. Operazioni di tutto rispetto che hanno fatto guadagnare a Pisani le prime pagine di tutti i giornali locali, ma nonostante ciò l’«acchiapalatitanti» ha sempre mantenuto un basso profilo, lasciando che i numeri del lavoro della Squadra Mobile parlassero per lui.
E un basso profilo lo ha mantenuto anche quando l’inchiesta ‘Megaride’, su presunte infiltrazioni della camorra in alcuni noti locali di Napoli, si è abbattuta su di lui, travolgendolo. Pisani è stato indagato dalla procura di Napoli e accusato di favoreggiamento, rivelazione del segreto d’ufficio e abuso d’ufficio: gli inquirenti, che con lui avevano lavorato sino al giorno prima dell’esplosione del caso, lo accusavano di avere informato l’imprenditore amico Marco Iorio di un’indagine sul suo conto. A trascinare Pisani nel fango fu il boss pentito Salvatore Lo Russo che per anni era stato confidente di Pisani. Quelle accuse allontanarono Pisani dalla Squadra Mobile di Napoli e provocarono lo smantellamento della squadra dell’«acchiapalatitanti», nonché un lungo ‘isolamento’ della Polizia da parte della procura. Periodo buio, durante il quale Pisani non ha mai preso la parola, non ha mai rilasciato un’intervista per contestare la procura. E’ rimasto in silenzio, lasciando che i suoi difensori dessero voce alla sua innocenza.
A fargli scudo gli amici, ma soprattutto la Polizia. Quella Istituzione che non l’ha mai abbandonato, nonostante le nubi sparse dallo scenario accusatorio. Non è un caso se Pisani, già sollevato dall’incarico di Capo della Mobile di Napoli, partecipa all’arresto del superboss dei Casalesi Michele Zagaria. E’ il 7 dicembre 2011. A quella cattura Pisani aveva lavorato per anni, e vi partecipò tra il malcontento della procura di Napoli che lo aveva indagato e l’euforia dei poliziotti che, fuori dalla Questura di Caserta, gridarono in coro il suo nome: «Vittorio, Vittorio… Pisani, Pisani». Un tripudio che fa capire quanto il nome e la storia di Pisani siano legate a Napoli. Quella Napoli che ha rischiato di fargli male e di fermare la sua carriera. Pisani è stato poi assolto in primo grado e la sentenza è stata confermata in via definitiva; il pentito Lo Russo è stato quindi querelato da Pisani per calunnia ed è stato condannato a 3 anni.
Una liberazione che ha sbloccato quel naturale avanzamento di carriera già scritto nel destino del superpoliziotto. In pochi anni la carriera di Pisani non s’è più fermata e oggi è arrivata la nomina di Capo della Polizia che rappresenta la perfetta chiusura del cerchio della tenacia e della professionalità dell’«acchiappalatitanti».
giovedì, 11 Maggio 2023 - 14:22
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