Sembra una maledizione. O forse è una casistica che non dovrebbe sorprendere a voler guardare con attenzione contesti e scenari. L’altro giorno un ragazzo di 19 anni è stato arrestato per droga, ma il clamore della storia l’ha dato il fatto che il giovane è stato uno degli attori del film ‘La Paranza dei bambini’, ispirato e ancorato alla vita criminale del cartello appunto denominato ‘la paranza dei bambini’ e attivo nel centro di Napoli.
Non una novità, dicevamo. Negli anni sono stati diversi i volti ‘della strada’ prestati a film come Gomorra e La Paranza dei bambini, entrambi tratti da best seller di Roberto Saviano, poi finiti in carcere. A testimoniare i rischi dell’arruolamento di ‘attori’ non professionisti ma provenienti direttamente da quei contesti che si voleva raccontare cinematograficamente. ‘Attori’ improvvisati che, spenti i riflettori, sono tornati (ovviamente è il caso di alcuni) al loro quotidiano, non sempre vissuto all’insegna della legalità.
Alfredo Turitto, 19 anni, interpretava nel film il personaggio di ‘Biscottino’ un baby criminale che con i suoi coetanei, tutti giovanissimi come lui, era determinato ad ottenere dalla vita “tutto e subito”, scorrazzando per il rione Sanità per imporre il “pizzo” ai negozianti della zona. Nella vita reale il ragazzo è stato sorpreso dai carabinieri a Materdei, nel centro di Napoli, mentre consegnava qualcosa a un uomo che gli si era appena avvicinato. I militari, in servizio su uno scooter civetta, hanno capito che si trattava di un pusher e hanno bloccato entrambi: nelle mani del cliente una dose di crack, nelle tasche dell’ex attore altre quattro dosi dello stesso stupefacente, un cellulare e 50 euro in contanti ritenuti provento della compravendita. Per questa vicenda ‘Biscottino’ è stato processato per direttissima ed è stato condannato a sei mesi di reclusione, pena sospesa. E’ stato, dunque, scarcerato.
Nel corso degli anni la stessa sorte di “Biscottino” è toccata a parecchi altri attori: il primo fu Marcello D’Angelo, comparsa di “Gomorra”. Poi fu la volta di Giovanni Venosa, legato a una nota famiglia criminale casertana federata con il clan dei Casalesi. Nel film di Matteo Garrone tratto dal primo best seller di Saviano recitava la parte del boss di Castel Volturno. Poco tempo dopo fu la volta di Bernardino Terracciano, il boss “Zì Bernardino” nel film, condannato all’ergastolo per un reato gravissimo: duplice omicidio. Nel maggio del 2022 è toccato invece a Vincenzo Sacchettino, “Danielino” in Gomorra, finito in manette con padre e fratello nell’ambito di un’inchiesta dei carabinieri di Aversa su una banda di spacciatori che vendeva droga tra Napoli e Caserta. L’attore, che nel film viene arruolato dall'”immortale” Ciro Di Marzio per uccidere un affiliato al clan di Salvatore Conte, non era la prima volta che finiva in cella. Diversa, e più triste, la storia di Salvatore Abbruzzese, 28 anni, che, sempre in “Gomorra”, ha interpretato il ruolo del piccolo Totò, un bimbo finito in mezzo alla faida di Scampia: preso dallo sconforto denunciò alle forze dell’ordine un anno di terrore patito con la madre per mano della camorra. Venne pestato e costretto a lasciare la casa di Scampia per un debito da 60 euro con i pusher. Il clan ne voleva 2500, lui non poteva pagare e fu picchiato per costringerlo ad andare via.
venerdì, 12 Maggio 2023 - 10:41
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