Ucciso e sciolto nell’acido: 3 arresti. Dda di Napoli: «Vendetta per una relazione con la nuora del boss Licciardi»

carabinieri ros

Il movente individuato dalla Dda di Napoli è una relazione con la nuora del capoclan Gennaro Licciardi detto ‘a scigna (la scimmia): per questo Salvatore Esposito alias Totoriello sarebbe stato ucciso e sciolto nell’acido nel 2013, dopo essere stato attirato in una trappola. La svolta investigativa sul cold case di camorra è dei carabinieri del Ros di Napoli, coordinati dai pm Loreto, Serio e Carrano.

Secondo gli inquirenti, il delitto sarebbe stato commesso per tutelare l’onore di Giovanni Licciardi, in quel momento detenuto, e figlio del defunto boss Gennaro. La vittima venne attirata a casa di uno dei tre presunti carnefici, arrestati oggi. Secondo la ricostruzione, Esposito comprese di essere destinato a morire, iniziando a sudare copiosamente, finendo con l’essere oggetto di scherno dei killer. Con la scusa di andare a trovare il marito di Maria Licciardi (sorella del boss Gennaro) che stava trascorrendo la latitanza a Marano di Napoli, il commando omicida avrebbe deviato il percorso per recarsi nella zona delle cave di Chiaiano, dove vennero consumati l’assassinio a colpi di pistola e la distruzione del cadavere.

Raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Maria Gabriella Iagulli, tre affiliati al clan Licciardi: Paolo Abbatiello (cognato di Vincenzo Licciardi), Gianfranco Leva e Raffaele Prota (quest’ultimo già in carcere per altro), di 57, 66 e 57 anni. A loro viene contestato il ruolo di mandanti. Stessa accusa per il boss Giuseppe Simioli, 57 anni, collaboratore di giustizia: per lui il gip non ha disposto l’arresto, benché indagato. Ad eseguire l’ordine di morte, a detta degli inquirenti, sarebbero stati Carlo Nappi, Crescenzo Polverino, Giuseppe Ruggiero e Alessandro De Luca, tutti già in carcere ma per altre accuse di omicidio. Per la loro incriminazione, però, il giudice non ha ritenuto sufficienti le dichiarazioni di un solo pentito, cioè Simioli.

Per la Dda, Abbatiello, Leva e Prota, dopo avere scoperto la tresca e averla rivelata ai familiari di Giovanni Licciardi, avrebbero chiesto a Giuseppe Simioli, reggente del clan Polverino di Marano, la disponibilità a compiere il delitto con i suoi affiliati e nel suo territorio di egemonia criminale.

mercoledì, 17 Maggio 2023 - 22:20
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