Lui e lei, giovanissimi e spietati. Stavano insieme ma la relazione non era vista di buon occhio dai genitori di lei. E la sera del 23 aprile del 2021 il padre che osteggiava la coppia venne brutalmente ucciso.
Aldo Gioia, 53 anni di Avellino, si era addormentato sul divano. La figlia Elena Gioia, che aveva 18 anni, andò a buttare la spazzatura ma era un pretesto per lasciare la porta aperta e consentire al fidanzato malvisto di intrufolarsi in casa: Giovanni Limata, al tempo 23 anni di Cervianara, fece tutto in pochi minuti, accolte Aldo Gioia 14 volte e scappò, lasciando l’uomo senza vita. Durante l’aggressione Aldo Gioia gridò provò a difendersi e le urla svegliarono la moglie e l’altra figlia.
Per i due fidanzatini, ieri, è arrivata la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero Elena Russo. Non è stato proposto l’ergastolo, come si aspettavano i familiari di Aldo Gioia. Il magistrato inquirente ha sollecitato 24 anni di reclusione per ciascun imputato reo-confesso del delitto consumatosi ad Avellino: «Hanno commesso un delitto brutale ma sono pur sempre ragazzini», ha spiegato il pm.
Parole che non sono piaciute ai fratelli della vittima. L’avvocato Brigida Cesta che rappresenta la parte civile ha osservato: «Non deve passare il messaggio che poiché sono giovani possono farla franca». La pena proposta è ad ogni modo severa. L’omicidio, invece, è da brividi. Come i messaggi che hanno accompagnato il pre e il post delitto. «Mi manchi, quando li uccidiamo? Quando?», scriveva Elena. Giovanni Limata le chiedeva se dovesse uccidere pure la sorella, che era in casa con la madre al momento del delitto. E lei: «Amo, no mia sorella non può rimanè»; «Ho deciso non rimane nessuno». E infine il messaggio che precede di pochi minuti l’omicidio: Elena avvisava Giovanni di avere via libera e si raccomandava «Ricordati che dobbiamo sterminarli tutti».
Poi c’è ancora un messaggio che Limata invia ad un’amica dopo il delitto: «Sono un mostro, più lo colpivo, più mi piaceva». In sede di requisitoria il pm ha poi sottolineato come a suo parere non via siano ragioni per ritenere Elena Gioia e Giovanni Limata non nel pieno delle proprie capacità di intendere e volere al momento del fatto, un passaggio che vuole cercare di arginare le manovre difensive (la discussione dei legali degli imputati è prevista per il 24 maggio): «Non c’è alcun aspetto di psicopatia – ha detto il pm – Non c’è una malattia. Nessun disturbo. Giovanissimi e immatura, che avevano la capacità di intendere e volere».
giovedì, 18 Maggio 2023 - 11:15
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