Intervista al presidente del Coa Napoli: «I morosi paghino. Responsabilità politiche nella crisi dell’avvocatura»

Immacolata Troianiello
L'avvocato Immacolata Troianiello
di Manuela Galletta

Parla di forti e chiare «responsabilità politiche» nella crisi della professione forense che da un lato sta provocando la fuga delle ‘toghe’ verso approdi più sicuri e dall’altro sta riducendo il numero di iscritti a Giurisprudenza. Ma al tempo stesso si dice convinta, «da inguaribile ottimista quale sono», che le nuove generazioni di avvocati saranno più motivate e determinate che in passato: «Chi andrà avanti nonostante tutto, è perché crede in maniera fortissima nella professione di avvocato: i nuovi avvocati saranno selezionati nella loro essenza, al di là della specifica bravura». Immacolata Troianiello è da tre mesi alla guida del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli. Prima donna al timone nella storia forense partenopea. E primo presidente a dover guidare il Coa nella tempesta del debito milionario esploso sul finire della scorsa consiliatura. Un compito gravoso.

Domanda d’obbligo: avvocato o avvocata?
«Avvocato o avvocata, che cambia? L’importante è la persona»

Partiamo dalla questione del ‘debito’. Come si è mosso il Coa in questi primi 3 mesi e quali iniziative sono state messe in atto per sanare la situazione?
«Oltre al debito, abbiamo ereditato anche una new diligence che chiaramente sarà la guida che ci consentirà di porre in essere tutta una serie di attività tese a risanare la situazione economica».

Qualche primo risultato si è già visto?
«Abbiamo proceduto alla rottamazione di moltissime cartelle esattoriale che ha determinato una compressione del debito iniziale»

C’è poi la questione dei morosi…
«Con mio grande dispiacere ho appurato che moltissimi avvocati sono morosi, molti continuano a non pagare la quota. Probabilmente obtorto collo sarò costretta ad applicare la legge che prevede la sospensione di chi non paga. Approfitto per lanciare un ultimo appello: pagate, questo è il nostro ordine».

Altri passi da compiere sul fronte ‘debito’?
«Adesso stiamo anche assumendo come consulenti alcuni tecnici della materia per avere un aiuto specifico. Il lavoro da fare è molto è delicato. Abbiamo ereditato una situazione che si è consolidata nel tempo, parliamo di più di 10 anni. Noi ci siamo insediati da appena tre mesi. Ma grazie al senso di attaccamento, del dovere e di bravura del tesoriere che è Nathalie Mensitieri oggi riusciamo ad avere un quadro abbastanza chiaro delle situazioni da sanare».

L’avvocatura tutta vive un momento di forte crisi. L’ultimo rapporto del Censis fotografa un calo preoccupante di iscritti a Giurisprudenza e una cancellazione dilagante dall’Ordine. I Fori si svuotano e l’età media aumenta: nel 2022 l’età media è di 47,7 mentre l’anno precedente era di 42. Cosa sta accadendo alla professione, non ha più appeal?
«L’avvocatura sta vivendo il pieno di una grande crisi che, a mio avviso, inizia molto lontano, nel momento in cui l’immagine dell’avvocato ha perso di autorevolezza. L’immagine collettiva della categoria non è in questo momento un’immagine particolarmente appetibile per i giovani, che vengono scoraggiati da tutti, a cominciare dai padri avvocati a finire con amici non avvocati. Questo determina un allontanamento della giovane avvocatura».

Un quadro nero per il futuro delle giovani generazioni di avvocato…
«Guardi, io sono un’inguaribile ottimista e che credo una lato positivo ci sia. I giovani che rimarranno saranno selezionati nella loro essenza. Saranno quelli che credono in maniera fortissima nella professione di avvocato e per questo saranno ottimi avvocati, indipendentemente dalla bravura specifica. I giovani che, nonostante le difficoltà del momento, scelgono la professione forense avranno dentro di sé la voglia di essere avvocati. E questo per me è una marcia in più che probabilmente in passato non tutti avevano».

Pochi entrano, molti vanno via…
«Purtroppo c’è una fortissima emorragia in tutta Italia e Napoli non fa eccezione. Molti colleghi hanno fatto il concorso per accedere all’ufficio del giusto processo, in tanti partecipano ai concorsi pubblici. Si cercano posti di lavoro in grado di dare sicurezza, la professione forense oggi non riesce più a soddisfare le esigenze economiche».

Cosa è cambiato?
«Se c’è una responsabilità, è una responsabilità di scelte politiche che sono state effettuate».

Ce ne dica una…
«Nel 2006 Bersani eliminò le nostre tariffe professionali, da allora c’è stata una caduta irrimediabile delle libere professioni. C’è stata una scelta politica precisa di rendere il meno possibile appetibili le libere professioni intellettuali».

Da pochi mesi l’equo compenso è legge. Darà una boccata d’ossigeno agli avvocati?
«Speriamo che possano esserci compensi più dignitosi per l’avvocato».

Non sembra fiduciosa…
«Guardi, non dobbiamo dimenticare che ci sono short-list nelle quali è previsto la gratuità dell’attività professionale o il pagamento di somme ridicole come 50,100, 200 euro. In questo caso gli Ordini, tra cui sicuramente Napoli, impugnano queste short-list ma più di questo non possiamo fare».

Dai problemi di carattere nazionale a quelli napoletani. Ci dica la principale criticità della giustizia partenopea sulla quale chiedete di intervenire.
«In cima alla lista ne metto due. Abbiamo il problema del palazzo di giustizia che avrebbe bisogno di una grande ristrutturazione e invece i soldi vengono destinati a altro. L’altro enorme problema è quello dei giudici di pace, sempre sotto organico, in una struttura non adeguata e che crea problemi importanti».

Pochi giorni fa il vicepresidente del Csm Pinelli ha assicurato la nomina, entro l’estate, del procuratore di Napoli. Che profilo di magistrato vi augurate venga scelto?
«Noi ci auguriamo che sarà un magistrato illuminato, che prenda a cuore le problematiche del tribunale e della procura; che cammini fianco a fianco a noi, che ci aiuti in un percorso di rafforzamento della legalità e che ci aiuti a tutto tondo. Io credo molto alla sinergia tra avvocati, magistrati e personale amministrativo: se riusciamo a dialogare tra di noi sicuramente riusciranno a esserci miglioramenti».

La categoria degli avvocati è per la maggior parte restia a spingere le proprie iniziative al di fuori dei palazzi di giustizia. Come sarà il suo Coa?
«Abbiamo un’idea molto precisa della volontà di uscire da questa ‘casa’ (il Tribunale, ndr). Tra le visite che abbiamo fatto da quando ci siamo insediati ci sono state quelle al sindaco, al prefetto e stiamo aspettando il questore. Abbiamo creato una delega esterna alla scuola, per collegarci con le scuole allo scopo di portare la legalità negli istituti attraverso i nostri avvocati che, gratuitamente, offrono la loro attività per spiegare le norme sul femminicidio e tutto quanto può essere utile per far crescere i giovani con la cognizione di cosa è la legalità».

giovedì, 18 Maggio 2023 - 20:48
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