Ultras Napoli, l’accusa di «violenze per esercitare pressioni sulla società» prima della storica “pace” con De Laurentiis


Nella galassia degli ultras napoletani ci sono state «iniziative violente poste in essere» col «preciso scopo» «di generare turbative per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, nonché di esercitare pressioni nei confronti della Società Sportiva Calcio Napoli e della sua dirigenza». È un passaggio dell’ordinanza cautelare, firmata dal gip Federica Colucci del tribunale di Napoli, sfociata ieri nell’arresto di sei ultrà (due in carcere e sei ai domiciliari). Il provvedimento – eseguito dalla Digos di Napoli, coordinata dal pm Francesco Di Falco e dal procuratore aggiunto Sergio Amato della procura partenopea – riguarda le aggressioni subite dai tifosi olandesi dell’Ajax l’11 ottobre scorso, alla vigilia del match di Champions. Secondo la Squadra Tifoserie della Digos, gruppo specializzato di investigatori, «non ci sono dubbi» sulla matrice di atti violenti degli ultrà: non avrebbero una regia della malavita organizzata, né motivazioni politiche. Avrebbero però lo scopo di condizionare la linea del Calcio Napoli. Le pressioni, in passato, sarebbero state «attuate minacciando il compimento di illeciti all’interno ed all’esterno dello Stadio con il solo fine di incidere sulle politiche decisionali della Società».

Ad esempio, «come accaduto durante i pregressi campionati nel periodo pre-covid, accendendo diversi artifizi pirotecnici all’interno delle curve durante le competizioni». Il rapporto tra le curve e il club azzurro non è mai stato facile. Notoria è l’intransigenza del patron Aurelio De Laurentiis, nel concepire le relazioni con l’universo ultrà. Dopo anni di tensioni, si è giunti a una pace, o quantomeno a una tregua, lo scorso 15 aprile. Una distensione arrivata a sorpresa, alla vigilia della volata scudetto, ma anche del match di ritorno col Milan, nei quarti di Champions. Una svolta siglata dopo un confronto di due ore tra De Laurentiis e i capi ultrà. Al termine dell’incontro, presidente e tifosi hanno posato per una foto, divenuta virale.

Nei giorni precedenti però, prima della storica pace, si erano registrate altre fibrillazioni. «Nel pomeriggio del 02.04.2023, a decorrere dalle ore 16.30, prima della disputa dell’incontro di calcio Napoli — Milan (gara di campionato, ndr) – si legge nell’ordinanza -, si sono radunati in Piazzale Tecchio, nell’isola pedonale in prossimità della fermata della cumana, circa 700 persone, tra cui circa 400 esponenti dei gruppi ultras partenopei di entrambe le curve per partecipare all’iniziativa “Napoli chiama Napoli”. L’evento, pubblicizzato anche attraverso la diffusione di un volantino, ripreso da alcune testate giornalistiche on line locali, è stato indetto allo scopo di contestare l’eccessivo costo dei tagliandi di accesso alla gara e le asserite restrizioni previste dal regolamento d’uso che inibisce l’ingresso di vessilli e striscioni all’interno dell’impianto sportivo».

Nell’occasione, «sono stati intonati cori contro il Presidente De Laurentiis e Forze dell’Ordine, sventolate bandiere, accesi numerosi fumoni ed esplosi alcuni petardi. La manifestazione è terminata alle ore 18.30 circa e gli aderenti dei distinti gruppi ultras si sono poi allontanati, dirigendosi ai rispettivi varchi d’accesso dello stadio». Questo è solo il prologo di una serata pesante, segnata dal silenzio di parte degli ultras, in contestazione aperta verso la società. Una scelta non condivisa da tutte le frange del tifo, all’origine di scontri in curva.

«Dopo pochi minuti dall’inizio della gara calcistica, nell’anello superiore della curva B – afferma l’informativa Digos – si è verificata una violenta rissa tra appartenenti a gruppi ultras che ha visto coinvolti molti soggetti venuti allo scontro fisico, mettendo così a repentaglio l’incolumità di altri spettatori presenti, tra cui numerosi bambini e donne, all’interno di quel settore». Nella zuffa «sono rimasti feriti due soggetti, che sono stati escussi da personale di questa Divisione al fine di ricostruire la causa e la dinamica degli eventi». In sintesi, «le fonti hanno dichiarato che pochi minuti dopo l’inizio della gara, mentre i tifosi appartenenti al loro gruppo denominato “Ultras 72” si trovavano posizionati nei pressi del boccaporto nr. 6, da altri settori della curva B, sono partiti cori di contestazione nei confronti del Presidente De Laurentiis».

Ai citati «slogan offensivi il loro gruppo non partecipava, avendo deciso di contestare la Società Calcio Napoli con lo “sciopero del tifo”, ossia assistendo in silenzio alla partita. Per tale motivo, dalla destra, si sono avvicinati altri tifosi che hanno cominciato ad inveire nei loro confronti intimandogli di lasciare lo stadio, in quanto rei di non condividere la protesta. L’alterco degenerava poco dopo in una violenta rissa».

Successivamente, «durante lo svolgimento dell’incontro di calcio intorno al 70° minuto, corrispondente alle ore 22, 30 circa – annotano gli investigatori -, contemporaneamente dalla quasi totalità dei vomitoi (ad eccezione del boccaporto nr. 6 occupato dal gruppo “Ultras 72”) sono stati accesi diversi fumogeni a luce rossa (presumibilmente nr. 14) di cui tre lanciati sulla pista di atletica che circonda il terreno di gioco ed è stato fatto esplodere un grosso petardo». Il 4 aprile si è proceduto all’arresto in flagranza differita di due tifosi, cui si contestano il possesso di oggetti contundenti nei luoghi interessati alle manifestazioni sportive e la rissa aggravata in concorso con soggetti ignoti in corso di identificazione. «Sono attualmente in corso – avverte la Digos – le attività di riconoscimento degli altri soggetti autori delle condotte delittuose»

sabato, 27 Maggio 2023 - 09:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA