Tari, Milano riduce le tariffe e Napoli le alza: nella città partenopea stangata per famiglie e commercianti. Le proteste


Sarà una stangata. A Napoli la tassa sui rifiuti salirà di circa il 13% per le utenze domestiche e del 22,5 per cento per le altre. Il Consiglio comunale di Napoli ha dato il via libera, a maggioranza, all’aumento della Tari tra le contestazioni delle opposizioni e il malumore dei titolari di attività commerciali che subiranno il contraccolpo più forte. Una notizia che corre in maniera diametralmente opposta a quella arrivata da Milano, dove il Consiglio ha approvato la riduzione delle tariffe per le utenze domestiche e confermato tutte le agevolazioni fissate nel 2019.

Il ‘sì’ napoletano all’approvazione delle tariffe per il 2023 è arrivato, ieri (30 maggio), a maggioranza (25 voti favorevoli), con il voto contrario di Forza Italia e dei consiglieri del Gruppo Misto, Alessandra Clemente e Toti Lange. La delibera stata è accompagnata da una mozione, presentata dalla consigliera Flavia Sorrentino, in cui si individuano agevolazioni per alcune categorie economiche e sociali. Di questo si discuterà in un’altra seduta, dedicata alla definizione del regolamento: l’appuntamento è stato aggiornato su proposta del capogruppo di Napoli Solidale, Sergio D’Angelo.

Il sindaco, nel ricordare che la tariffa viene stabilita da un’agenzia nazionale in relazione a quanto costa il servizio e alla base imponibile, cioè quante persone devono pagare, ha ricordato che «nel 2020 il costo del servizio era di 241 milioni, la base imponibile comunicata era costituita da una percentuale molto alta di deceduti, da un’ampia base di aziende che avevano chiuso o erano fallite e questo ha creato un enorme contenzioso con molti enti pubblici per le morosità, tutte cause che il Comune ha perso per errori nelle notifiche». Una situazione che – ha proseguito Manfredi – «nel 2022 vede il costo del servizio aumentato di circa 8 milioni e una base imponibile molto ridotta. L’aumento della tariffa si sarebbe dovuta fare nel 2020, provvedimento non eseguito in virtù di una deroga Covid, e dunque oggi l’aumento è un atto dovuto e obbligatorio per evitare altro debito. Il nostro modo di governare deve partire da un racconto amministrativo delle cose concrete, se raccontiamo favole accumuliamo altri problemi».

Cosa cambia per i contribuenti
Nella relazione dell’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Pier Paolo Baretta, in merito all’incremento della tariffa, si evidenzia che per il 97 per cento delle utenze domestiche l’aggravio si attesterà al 10,6 per cento. Baretta ha sottolineato che «le nuove tariffe comprendono l’aumento dei costi del servizio calcolati nel 2023, rispetto a quello del 2019 ultimo anno di determinazione delle tariffe, e pertanto nel valutare la misura dell’incremento va tenuto conto di questa anomalia che se oggi produce un aggravio dei costi per i contribuenti ha anche prodotto un risparmio nel triennio scorso». L’esponente della Giunta Manfredi ha evidenziato che «l’incremento della tariffa per le utenze domestiche è ridimensionato rispetto ai timori emersi nei giorni scorsi» ed ha posto l’accento sulla consapevolezza dell’amministrazione «che l’incremento grava tutto insieme sui contribuenti motivo per cui riteniamo necessario e giusto adottare politiche di attenuazione dell’impatto sui cittadini attraverso una maggiore rateizzazione rispetto a quella normalmente adottata, modificando il regolamento di gestione della Tari». In quest’ottica, Baretta ha spiegato che nel bilancio di previsione, che la Giunta ha approvato nei giorni scorsi e che andrà in aula nelle prossime settimane, è stato istituito un fondo di 6,5 milioni di euro da destinare all’erogazione di un contributo economico forfettario «finalizzato a compensare parzialmente le famiglie delle maggiori spese energetiche». L’erogazione del bonus energetico sarà effettuata utilizzando gli elenchi Tari e avverrà in concomitanza del saldo Tari. Tariffa Tari che nelle intenzioni e negli obiettivi dell’amministrazione non aumenterà ulteriormente nel 2024 e dal 2025 potrà gradualmente diminuire adottando provvedimenti quali: il recupero dell’evasione, l’iscrizione automatica e anticipata al servizio Tari in caso di nuova residenza o trasferimento; incremento della differenziata il cui obiettivo è il 41 per cento nel 2023 e il 60 per cento nel 2025; la realizzazione di impianti di smaltimento.

La posizione di chi ha votato ‘no’
Sulle nuove tariffe si è espressa negativamente Forza Italia. «Oggi è la giornata più buia di questa amministrazione e il rincaro della tariffa Tari non è il primo ma segue quello dell’Irpef, della tassa di soggiorno e dell’imposta d’imbarco. E’ una vera stangata, una scelta eccessiva e scellerata e noi come Fi non possiamo assolutamente appoggiare questo provvedimento», ha detto Iris Savastano, capogruppo di Forza Italia. «Mi chiedo – ha proseguito – se chi ha sempre pagato continuerà a farlo e se chi non ha mai pagato inizierà a pagare la Tari ed io non sono così certa che grazie a Municipia (ndr. società esterna a cui il Comune ha affidato la riscossione) risolveremo i problemi». La consigliera di Fi ha infine evidenziato che «a fronte di un aumento della tariffa non vediamo un servizio soddisfacente che lo giustifica e questo fa tanta rabbia».

Alessandra Clemente, ex assessore nella giunta de Magistris, ha motivato così il suo voto ‘no’: «Non solo l’amministrazione Manfredi ha affidato ai privati la riscossione ma oggi si presenta in aula per approvare a botta di maggioranza l’aumento della Tari del 20 per cento. Lo avevamo detto che il Patto per Napoli, al di là dello slogan, aveva nelle sue pieghe un indebitamento e un prezzo che sarebbe stato caro assai sulla pelle dei napoletani». «L’aumento dell’Irpef fu il primo segnale, ora ecco il secondo che non può restare inosservato o taciuto. Dopo un anno, avremmo voluto non avere ragione e pertanto voteremo in modo libero e convinto il no a questo aumento», ha aggiunto Clemente. La consigliera ha annunciato battaglia «per un modello di riscossione umano e non disumano e per un approccio non ipocrita al fenomeno della riscossione» e ha puntato l’accento sulla necessità di «attaccare i grandi morosi tra cui figurano anche importanti istituzioni pubbliche». Clemente, durante il suo intervento il Consiglio, ha evidenziato che prima di aumentare la Tari «si sarebbe dovuto intervenire sui grandi morosi». «Si parla di oltre 200 milioni di euro ascrivibili a 500 grandi morosi. Abbiamo chiesto esattamente un anno fa come si intendesse agire nei confronti di questi elementi che sono costituiti anche da grandi istituzioni pubbliche coma la Federico II che tra Imu e Tari deve al Comune oltre 27 milioni di euro. ci sono posizioni particolarmente interessanti come quella del ministero dell’Economia e delle Finanze che tramite Cassa depositi e prestiti chiede puntualmente e giustamente le rate dei mutui che negli anni abbiamo contratto per l’erogazione dei servizi di base ai cittadini, ma poi si dimentica di versare i quasi 10 milioni di euro dovuti dall’Agenzia delle entrate». Sul punto il sindaco ha replicato spiegando che i contenziosi sono stati persi dal Comune.

Sullo sfondo anche l’intervento di Azione, che non ha esponenti in Consiglio. «È giusto adeguarsi agli obblighi di legge ma non nascondiamoci dietro un dito: la Tari a Napoli dal 2024 (col voto in consiglio di oggi) aumenterà del 20% per famiglie e commercianti. Mancano impianti di trattamento adeguati (i nostri rifiuti viaggiano su navi e su treni) e c’è un’evasione da record: la tassa sui rifiuti viene pagata da 4 napoletani su 10, con una perdita di 770 milioni solo negli ultimi dieci anni. Ecco cosa succede quando si governa con i populisti: prima si conquista il consenso promettendo di contrastare ingiustizie e iniquità e poi si aumentano i tributi», si legge in una nota congiunta di Francesca Scarpato, segretario metropolitano di Azione Napoli, Giuseppe Sommese, segretario regionale di Azione e Luciano Crolla, segretario cittadino di Azione. «Se davvero uno valesse uno, come racconta lo slogan preferito di una certa area politica, ci si concentrerebbe sul combattere l’evasione e non sull’aumentare le imposte a tutti cittadini. Il Consiglio ci ripensi prima che sia troppo tardi e si mettano in campo tutte le iniziative possibili per evitare che questo provvedimento divenga un vero e proprio salasso per intere famiglie. Noi ci siamo», concludono.

mercoledì, 31 Maggio 2023 - 14:35
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